martedì 5 ottobre 2010

Rettifica sul post di Carpe diem Oria

La redazione di Carpe diem Oria (Fedelfranco Russo), come si può vedere dai commenti pubblicati nel post su Mario De Nuzzo mi ha più volte sollecitato sul fatto che l'articolo, di cui parlo nel post, apparso e poi cancellato su Carpe diem Oria non è stato scritto in modo intenzionale. In altre parole l'autore del post non è Russo ma altra persona (ad ora sconosciuta) che ha avuto modo di accedere al sito web e di pubblicare ciò che Russo non desiderava pubblicare, almeno nella forma in cui è apparso il post. Gli rendo atto del chiarimento e mi scuso per il ritardo con cui lo faccio (3 giorni). D'altra parte questo è un blog in cui le pubblicazioni sono occasionali, non periodiche e a volte non con frequenza giornaliera. Perciò Carpe diem Oria non è da ritenersi responsabile di quanto ho scritto. Piuttosto l'episodio è da ascrivere ad un hacker che ha preso controllo del sistema causando malfunzionamenti e pubblicando post nelle veci dell'autore, secondo quanto quest'ultimo ha dichiarato. Perciò chiedo scusa al dott. Russo se l'ho ritenuto responsabile dell'accaduto. Mi auguro che questo portale sulla vita cittadina oritana possa al più presto tornare nella piena disponibilità della redazione e dei suoi lettori e che questo attacco informatico nei suoi confronti possa cessare. Esprimo altresì solidarietà nei confronti di Carpe diem Oria per queste intrusioni che ne stanno minando, in alcune occasioni come la presente, l'attribuzione dei post.

giovedì 30 settembre 2010

Le case grandi e le case piccole

Il cuore poetico di Oria. Immagine di Franco Arpa.
Oggi ho preso l'aereo da Brindisi. Appena si è alzato in volo ho guardato fuori dal finestrino e ho visto Oria e i suoi dintorni dall'alto. Però è accaduto uno strano fenomeno: gli edifici grandi si vedevano piccoli e gli edifici piccoli si vedevano grandi. Vedere Oria dall'alto cambia la prospettiva. Provate anche voi.


Infatti è accaduto che il castello, la basilica cattedrale, il palazzo vescovile, palazzo martini si vedessero come costruzioni piccole mentre le Cripte, la Chiesa di Santa Lucia, Gallana, i Frantoi ipogei si vedessero come costruzioni grandi.


Ho visto anche la terza porta di Oria, quella che vogliono costruire, che era piccola. Il Santuario di Demetra invece si vede enorme.


Il sindaco di Oria che propone una showgirl come modello per i giovani è piccolo piccolo piccolo. Gli artisti e gli artigiani di Oria che lavorano con umiltà sono grandi grandi grandi.


Quelli che gettano le immondizie nelle campagne e quelli che non hanno fatto capir loro come devono fare la raccolta differenziata sono piccoli come le formiche. Coloro che hanno realizzato gli spaventaporci e hanno citato Francesco D'Assisi sono grandi come i leoni.


I federicomani che in nome della loro fede in Federico II dimenticano Mario De Nuzzo sono delle pulci. Il fratello Antonio e i suoi parenti, che non hanno mai fatto una polemica anche se ne hanno ben d'onde, sono degli elefanti.


I blogger che vogliono controllare la libertà degli altri blogger sono granelli di sabbia, mentre quelli che si confrontano e si aprono ai contributi degli altri sono dei mondi, delle galassie.


Gli esponenti della SCU arrestati tra Mesagne e Oria ieri al microscopio neanche si vedono, tutti coloro che non stanno zitti quando bisogna parlare e che stanno in silenzio quando non bisogna parlare sono stelle luminosissime in cielo.


Viva il cielo, viva il volo, viva le idee.

mercoledì 29 settembre 2010

Carpe diem Oria, la nebbia e l'ostracismo per Mario De Nuzzo

Schermata del post comparso ieri, 28 settembre, su Carpediem Oria,
poi cancellato, sulla lettera di Tina Massa alla locale Pro Loco.
Franco Russo pubblica un post nel suo blog Carpe Diem Oria in cui fa diventare una cittadina oritana, autrice di una lettera aperta, madre di Mario De Nuzzo. Poi capisce l'errore e toglie la parola a questa cittadina


Questa che vedete qui sopra è la schermata del post che ieri Franco Russo, blogger di Carpediem Oria, ha dedicato alla lettera di Tina Massa indirizzata alla locale sezione della Pro Loco. La lettera è un'appello ad ascoltare le ragioni dell'umanità rispetto a quelle del mero interesse rispetto alla proposta di Franco Arpa, respinta dalla Pro Loco, d'intitolare il prossimo Palio del Torneo dei Rioni alla memoria di Mario De Nuzzo deceduto 19 anni fa per un colpo di pistola sparato da un vigile urbano durante lo svolgimento del torneo stesso. Fin qui si direbbe un'azione lodevole da parte di questo blog visto che la lettera, dopo che era stata pubblicata su L'invisibile Oria, è stata pubblicata su quasi tutti i blog oritani. Tina Massa però per il Russo all'improvviso è diventata la madre di Mario De Nuzzo.


La madre di Mario, Lucia, è morta un anno fa. Ora, vorrei chiedere al buon Russo come fa una persona morta a scrivere una lettera? Oppure è uno di quei veggenti che si fanno dettare lettere e scritti dai defunti?Forse ieri aveva la mente annebbiata, forse gli è salita alla testa un po' di quella nebbia che a volte avvolge Oria. L'errore che questo noto blogger ha fatto è grave per due motivi:
  1. da diciannove anni in paese si parla della storia di Mario e dei suoi incredibili strascichi giudiziari e un divulgatore delle cose oritane come Russo dovrebbe esserne a conoscenza se vuole evitare brutte figure;
  2. è buona abitudine per un blogger verificare la fonte delle informazioni che pubblica specie quando si tratta di argomenti delicati espressi in forma di lettera aperta.
    Ora arriva una vera e propria chicca. Che cosa fa il nostro fan di Orazio (carpe diem)? Invece di cogliere l'occasione per chiedere scusa per un errore (che alla fine può capitare) pensa di fare una cosa "geniale": cancella il post. Che è come dire: se era una lettera della madre (morta e che fino a prova contraria non può scrivere) va bene, magari per fare pena, altre lettere non mi interessano. Tina Massa o altri cittadini non hanno il diritto di esprimersi né su questa né su altre vicende. O, meglio, possono parlare solo quando elogiano il PDL al governo ad Oria. Qualsiasi dubbio o critica sono banditi. Non dimentichiamo che questo medico dentista (la professione di Russo) è il gran medico della salute dei pensieri e delle parole degli oritani.

    Sapete cosa mi disgusta? Quel torneo di 19 anni fa si tenne lo stesso con gli atleti e i tifosi che festeggiavano come se nulla fosse successo. Ma soprattutto nessuno della giunta comunale o del corpo dei vigili urbani o della pro loco andò al funerale e per tutti e questi 19 anni non c'è stata mai nessuna parola di solidarietà alla famiglia o un gesto di vicinanza ai loro sentimenti, niente. Ha ragione Tina, Mario è la vittima sacrificale dell'edificio dell'arroganza e della durezza di cuore dei notabili oritani.

    domenica 26 settembre 2010

    Il Palio di Mario esiste già

    L'unica foto pubblica a
    oggi disponibile di
    Mario De Nuzzo.
    Mario De Nuzzo è il primo cittadino dell'invisibile Oria, di quella Oria cioè che meno si nota, che meno si vede, quasi nascosta che però porta una domanda e nel suo caso la domanda è: perché vigili urbani, comune e pro loco per quasi 20 anni non hanno mai dato al fratello Antonio e ai parenti di questo ragazzino almeno un piccolo segno di condivisione del dolore? In tutti questi anni mai sono state date le condoglianze alla famiglia o un qualsiasi altro gesto di vicinanza. Eppure è morto in circostanze pubbliche, per mano di un pubblico ufficiale. Questo diciassettenne rimase infatti vittima di un colpo di pistola al campo sportivo di Oria dove si teneva il Torneo dei rioni del 1991. Il blogger Franco Arpa ha chiesto di intitolare l'edizione del 2011 alla sua memoria con il sostegno di un gruppo di cittadini su Facebook, in occasione dei 20 anni dalla sua scomparsa. Ma la Pro Loco ha respinto la proposta senza nemmeno pensare ad un'alternativa. Sono molto indignato e arrabbiato. Ho parlato con il fratello Antonio oggi pomeriggio e a breve scriverò in questo blog un ritratto di Mario per recuperarne quella umanità negata dalle istituzioni oritane. Ora lascio la parola a Tina Massa, poetessa e appassionata di teatro e madre, che è un'oritana che vive da anni a Prato che ha voluto scrivere una lettera aperta ai dirigenti della Pro Loco.


    La leggenda di “Oria fumosa” continua a perpetuarsi.
    "Oria fumosa, ccitèra nnu vagnoni, pi qquànt’era curiosu vulìa vveti la tenzoni…". (Oria fumosa, uccisero un ragazzo, per quanto era curioso voleva vedere la tenzone, n.d.r.)
    Egregi signori, figli come me e come Mario De Nuzzo, della stessa madre Oria: soltanto scriverne il nome mi emoziona e mi commuove, un timore reverenziale verso una parola senza digrammi, O R I A, che si può pronunciare anche a bocca chiusa (provate!), quasi a immortalare l’eco di un urlo insoffocabile, o la benedizione di ogni madre, o, ancora, un sospiro d’orgoglio per essere sorta ancor prima di Roma. Vanto, quest’ultimo,di tutti gli oritani, fino a quando non arrivò il castello di un re con allegata maledizione! Meditazione è d’obbligo, a questo punto, sul mio titolo. Chi è, stavolta, il re (e quale la sua corte) che osteggia così macchinosamente la richiesta di intitolare il Palio 2011 alla seconda vittima immolata al castello? Di questo, infatti, si è trattato: un ragazzo ucciso da un soldato messo a difendere il re ed i suoi miseri divertimenti, da occhi indegni…!?? Peccato che il re, la corte e tutto il resto, erano solo una messinscena, ma purtroppo, il ragazzo è morto davvero! Come davvero è inevitabile, saltando per un attimo nella vita dell’autore del delitto, rintracciare una maledizione che precorrerà i tempi: due maledizioni in una, come al supermercato! La morte di uno del popolo, che muoia giovane, innocente, con l’ultimo pensiero rivolto al tifo per il suo rione in una mascherata ideata “per stordir le genti”, o con dei sogni ancora da realizzare, non fa certo business. Disturba, magari, è fastidiosa! Il prezzo della vita varia da persona a persona, secondo canoni o gradi diversi di civiltà e rispetto, secondo le mode, le tendenze, gli interessi; la” quotazione”, insomma, fa la differenza, come in Borsa! E così tutto andò avanti come previsto... Il torneamento ebbe luogo, incontrastato, proprio secondo la regola delle leggende: realtà e fantasia.
    Intanto il sangue di Mario sgorgava eterno insieme alle urla di sua madre. La leggenda si compie e si ripete, mentre Mario De Nuzzo dona già il suo Palio a Oria offrendole la propria vita.
    Beh, accidenti,adesso la “quotazione” c’è. Il Palio di Mario esiste già. E allora mi domando: quale perversa ragione dovrebbe impedirne la formalizzazione con uno stendardo intitolato? Le risposte me le posso anche dare ma sono troppe e potrei persino peccare di malizia. Mi piace invece pensare che ragione non ne vedo io e nemmeno voi, e che Mario De Nuzzo entrerà finalmente in quel campo, senza pagare il biglietto, con il suo Palio.

    mercoledì 22 settembre 2010

    Oggi e domani con L'uomo nero

    Immagine dall'alto del set de L'uomo nero.
    Credit: Tonino Carbone.
    Oggi e domani al Multisala Salerno di Oria, L'uomo nero, l'ultimo film di Sergio Rubini in parte girato anche ad Oria durante l'agosto scorso. Alcune scene sono state infatti girate nel nostro centro storico in via Francesco Milizia (a cui si riferisce l'immagine a sinistra) e nei pressi della scuola Edmondo De Amicis. Oria è dunque servita al regista e attore di Grumo Appula per ricostruire questa cittadina del sud Italia sul finire degli anni '50 in cui un pittore incompreso cerca di farsi strada ma viene frustrato nelle sue aspettative da un critico che può ricordare una sorta di Balanzone che però non ha nulla di comico. La spunterà il pittore in un modo che non vi rivelo: andate a vedere il film che è un gran bel lavoro e ne vale la pena. Personalmente lo considero un Pinocchio secondo Rubini.

    martedì 21 settembre 2010

    Oria o Morte!

    Credit: comune.oria.br.it
    "Oria o Morte!". E' con questo slogan che si presenta alla cittadinanza di Oria il nuovo movimento politico "Il Ritorno dei Viventi". Guai a considerarli morti, infatti, o, peggio ancora, delle mummie. Stiamo parlando dei membri della Confraternita della Morte che si trovano negli ipogei della Basilica Cattedrale di Oria. Tutti li ritengono infatti dei cadaveri mummificati ma è giunto il momento di svelare l'arcano. E' vero che si tratta di cittadini oritani che si trovano in quegli ipogei da secoli ma non è vero che siano morti. In realtà sono vivi e vegeti e intendono dimostrarlo presentando una loro lista di candidati alle amministrative per il prossimo consiglio comunale di Oria. E hanno anche espresso il loro candidato sindaco, Euprepio Corrado, che ha rilasciato in esclusiva un'intervista a L'invisibile Oria.

    credit: cedrodellibano.it
    I.O.: Perché dopo tanti secoli solo ora tornate a dire la vostra nella politica oritana?
    E.C.: Pirceni mai tempo come lo presente foe lo più propizio per lo ritorno dei membri della nostra confraternita infra alli quistioni che più albergano ne lo core et ne la mente de li cittadini de Orea. Ne li fatti abbiamo visto et considerato che altri  personaggi antichi sono impegnati ne la giostra de la pubblica administrationem. Parlo de lo miedico Sergio Ardito e de lo cavaliere Cosimo Pomarico.
    I.O.: A parte che la candidatura di Ardito non è ufficiale e se na sta ancora discutendo, non le sembra offensivo chiamare "personaggio antico" uno  come Mimino Pomarico che ha solo 64 anni, in confronto ai vostri 3-400 anni, poi?
    E.C.: Niuna offensionem. Noi de la Confraternita de la Morte che avimo preso nome de lo partito de lo "Ritorno dei Viventi" declaramo soddisfationem et laetitia per uno paese como l'Italia in dove lo presidente mismo est uno cadavere mummificato, come le persone nostre. Et consideriamo lo presidente de la America in troppo giovane aetate per l'administrationem di sì magno et difficultoso paese. Lo proverbio de li tempi nostri diceva: "Ci puzza di morti po' amministrari li corti, ci puzza di latti subbutu ti lu catti" (Chi puzza di morte può amministrare la corte, chi puzza di latte subito te lo compri, n.d.r.).
    I.O.: Qual'è il vostro programma per la città? Qual'è in sintesi la vostra proposta politica?
    E.C.: La signoria vostra ave letto de securo uno romanzo ne lo quale si elogia lo cangiamento per la conservationem ("bisogna che tutto cambi perché tutto resti com'è", Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, n.d.r.). Ne lo segno de lo cangiamento de li costumi, de le usanze, dell'adiministrationem la nostra pugna vole conservare lo clima, la mentalitate et ogne cosa ca foe da lo Signore nostro Gesù Cristo predisposta et voluta per lo bene nostro in secula seculorum.
    MUMMIE IN CORO: Amen!
    I.O.: A naso direi che il vostro programma non si discosta molto da un partito non molto distante dalle vostre posizioni, che ha lo scudo crociato nel suo simbolo e che parla tanto di cambiamento. Ma non le pare di fare come i democristiani della prima repubblica che usavano la fede per i propri scopi?
    E.C.: Che lo Deo de li cieli et de la terra et de ogni vita in su lo creato te perdoni et usi magnanimità. Li frati nostri ne la fede hanno perso la vita contra alli turchi ne lo massacro de Otranto et noi consideriamo lo martirio come la maxima de le virtù. La difesa de la fede et de la volontate de lo Deo ne la Uria de li tempi nostri est la missione che Gesù Cristo ce affidò.
    I.O.: Scusi ma la laicità dello stato e tutti i valori civili a questo punto che fine fanno?
    E.C.: Est una quistione che deve chiedere a quelli villici che ieri ne la Urbe aeterna fecero nuovo dolore et dispiacere co' loro rimostranze. Ma ora nce deve scusare ca lo tiempo ca mi è concesso have fine.
    I.O.: Certo, la saluto e la ringrazio.
    MUMMIE IN CORO: (si allontanano in processione cantando) Ti saluto, o croce santa,
    che portasti il Redentor,
    gloria, lode, onor ti canta
    ogni lingua ed ogni cuor...

    lunedì 20 settembre 2010

    Oria non cambia mai

    Panoramica con porta Manfredi (in priamo
    piano e la cupola della cattedrale (in alto).
    Credit: interradibrindisi.it
    Oggi, ho distaccato lo sguardo dai cittadini, e amo Oria per se stessa, perchè è la mia infanzia e adolescenza avanzata, la mia radice più irrorata di linfa che mi rende onorata di essere oritana. A nessuno del posto permetto di minacciare questo mio amore. Non è arresa, ma difesa di ciò che mi sta a cuore. 
    Fin qui  una dichiarazione d'amore di una cittadina di Oria ora lontana come Tina Massa, rilasciata in un commento su Facebook e che oggi vi voglio proporre assieme al seguito di questo commento.


    Oria non cambia! E le urla disperate della sua leggenda sembrano ancora riecheggiare mentre viene ogni giorno ripetutamente martoriata. Mi pare, per quel poco che ho notato percorrendo le vie, in brevi puntatine, che vige un gran pseudo di ogni cosa, ed un un ridicolo feudo "imposimato" di gente veramente da poco che si compiace degli status symbol. Che tristezza.
     Ora spero che nessuno se ne abbia a male ma credo che sfoghi come questo abbiano diritto di cittadinanza, anche perché commisti all'amore per la città stessa. E non occorre coprirsi gli occhi per non voler vedere ciò che Tina non solo vede ma addita. Sappia che non è la sola a vivere questo stato d'animo in cui approssimazione e provinciale ostentazione di status symbol vari rendono spesso opprimente l'atmosfera nella pur bella Oria. La ringrazio per questo suo sfogo perchè ogni tanto ci vuole, è liberatorio, caccia via i miasmi della putrefazione di stereotipi e pregiudizi che hanno preso casa in quella città che costrinse Gianbernardino Bonifacio alla fuga. 


    Se anche voi volete dir qualcosa, sfogarvi, anche in maniera anonima grazie a questo blog presto sarà messo a disposizione un indirizzo email.

    sabato 18 settembre 2010

    La bambina nera

    Scuola degli anni '50. Credit: navecorsara.it
    I grembiuli erano neri. I quaderni neri. Le pareti grigie e nere. Questi i colori che mio padre e mia madre mi raccontavano di quando andavano alle elementari, negli anni '50. Mia madre frequentava poi quelle "scuole vecchie" (Edmondo De Amicis) ad Oria che furono il primo cantiere da manovale bambino (nel 1915, a 9 anni circa) di mio nonno Gregorio, poi diventato muratore. Perciò quando ho sentito la storia della reintroduzione dei grembiuli neri solo per le ragazze nella scuola media "Milizia-Fermi" mi sono ricordato di questi racconti dei miei e della tanta fuliggine nero-fumo dei treni a carbone di allora così ben immortalata ne L'uomo nero, l'ultimo film di Sergio Rubini. Fin qui nulla di male, quasi un amarcord. Anzi, chi ha visto il film potrà ricordare questa figura dell'uomo nero che attrae e spaventa il ragazzino protagonista del film. Ma se invece dell'uomo nero abbiamo una bambina nera, che succede? Cioè una bambina abbigliata con il grembiule nero come vuole il regolamento di quella scuola, assieme alle altre bambine, mentre i maschietti possono mettere ciò che vogliono. Possiamo per un attimo immaginare come si debba sentire questa ragazzina nei confronti del collega maschietto? Non è forse normale la protesta dei genitori?

    Sulle prime, pur avendo notato la questione avevo deciso di non parlarne nel blog perché è stato così vasto il clamore, con tanto di servizi in tg nazionali, che non ritenevo di poter aggiungere nulla alla vicenda. Ma quando ho visto che questa bella iniziativa ci accomuna a Adro nella cui scuola sono presenti simboli della lega nord, non mi sento orgoglioso di questa scuola media oritana. E faccio invece un plauso ai genitori che hanno colmato un aspetto molto diseducativo. Ad una donna marocchina di Latina è stato chiesto di togliere il burqa quando prende il figlio da scuola perché spaventa gli altri bambini. Questi ultimi avevano cominciato a chiamarla "la maestra nera". Si può discutere se sia discriminazione o meno, ma non possiamo chiedere alla scuola "Milizia-Fermi" di Oria di togliere il grembiule alle bambine e quindi ogni discriminazione nei confronti dei maschietti?

    Riconoscere ciò che non è inferno



    credit: Patricio Villaroel
    L'invisibile Oria prende il titolo da una delle opere più note di Italo Calvino: Le città invisibili. Venticinque anni fa, la notte tra il 18 e il 19 settembre, lo scrittore morì a Siena. Così oggi voglio rendergli memoria ed omaggio con questo video che parla anche dell'inferno dei viventi e che ci permette di capire un po' la missione di questo blog:
    «L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.»
     Proprio nel riconoscere in mezzo all'inferno ciò che inferno non è e dargli spazio consiste il perché di questo blog. E lo si saprà riconoscere soltanto se invece di godere soltanto delle meraviglie della città, che pure ci sono, sapremo rivolgere a lei una domanda e cercarne la risposta. Ne abbiamo il diritto, il dovere, spero anche il piacere.

    giovedì 16 settembre 2010

    La campana del pregiudizio e dell'intolleranza

    Schermata della pagina islamofobica "L'Europa è cristiana, non
    musulmana" su Facebook.
    Ieri ho ricevuto un invito a diventare fan della pagina "L'Europa è cristiana, non musulmana" su Facebook da parte de La Nuova Campana di Oria. Il primo particolare che mi ha colpito è stata la vignetta offensiva nei confronti dei musulmani che campeggia nella foto in alto che è una schermata della pagina. Nella pagina si possono leggere frasi del tipo "Sveglia cristiani! Noi dormiamo mentre l'islam avanza!", "Turchia in Europa? No grazie!", "Cristo e non Maometto sta alla base della cultura europea!". Si tratta infatti di una pagina che cavalca l'islamofobia facendo leva su ignoranza e pregiudizi. E' gestita da Gioventù Cristiana, un'associazione culturale di laici di Sassari. A Gennaio 2010 questa associazione entrò in polemica con un'altra associazione di omosessuali sarda per una locandina che ritrarrebbe un cristo che fuma. Ho ignorato subito l'invito anche perché non solo non ho paura dell'islam ma fino a due anni fa ho avuto una relazione durata tre anni con una ragazza musulmana, sebbene io sia rimasto  nella sfera cristiana, che mi ha aiutato a capire tanto sull'Islam. Poi mi è venuta la curiosità di capire meglio cosa fosse La Nuova Campana che sul suo sito web stesso viene definita come "un’esperienza di informazione religiosa locale on line nata nel 2009 come blog parrocchiale". La parrocchia in questione è quella di San Francesco D'Assisi di Oria. E qui c'è qualcosa che non torna, perché se c'è qualcuno che non aveva paura dei musulmani e che anzi va a parlarci fino allo storico incontro con il sultano Malik al-Kamil è proprio il santo di Assisi. Perciò trovo l'invito da parte dello staff de La Nuova Campana pieno di pregiudizi e intolleranza: il contrario di ciò che dovrebbe essere una realtà religiosa. Ho deciso di parlarne ne L'invisibile Oria perché è anche da questi particolari che si gioca il senso dell'appartenenza ad una comunità.

    sabato 11 settembre 2010

    Gli abitanti del castello

    Il castello è un disegno. Per questo oggi L'invisibile Oria vi propone questo disegno del castello di Oria realizzato da Francesco Corni. Non è altro che un disegno. Perciò prima che nelle pietre sta nel disegno, nell'immaginazione di chi lo pensa e lo ricorda. Qualunque proprietario non potrà mai toglierlo dall'immaginario collettivo, soprattutto dai ricordi e dai sogni di chi vi ha giocato, da bambino, nel suo piazzale e sulle sue torri. Nessuno potrà scipparlo a coloro che sono i primi abitanti del maniero: i bambini di ogni età che con la mente giocano ancora con questo grande e suggestivo giocattolo. Storici, restauratori, studiosi vengono dopo, molto dopo. Figuriamoci quanto dopo possano venire coloro che acquistandolo ne sono venuti in possesso. Magari sono guidati da amorevolezza, non lo si vuole negare. Ma in questi giorni che il restauro è terminato L'invisibile Oria vuole restituirlo all'immaginazione e alla fantasia. Che cosa voglia dire questo lo spiegheremo presto in nuovi post nei giorni successivi. L'invisibile Oria non sarà aggiornato per 3-4 giorni di pausa. A presto amici.

    mercoledì 8 settembre 2010

    Gli spaventaporci

    Uno degli spaventapasseri realizzati nelle campagne di Oria
    per scoraggiare il mal costume dell'abbandono di immondizie.
    Foto: Giuseppe Vecchio.
    “Laudato sii mio Signore per sora nostra made terra...(San Francesco D'Assisi): non gettate rifiuti!” A dirlo è uno spaventapasseri che, con tanto di cappello di paglia e gambe di legno, fa bella mostra di se sulla strada provinciale Oria- Latiano, a un chilometro dall'abitato della città federiciana. Non è il solo spaventapasseri eco- impegnato ad aver popolato le campagne intorno al paese. Ci sono infatti altri due “colleghi”: uno presta il suo servizio in contrada Monti, l'altro in contrada San Lorenzo. A questi simpatici omini di paglia non importa molto tenere lontano gli uccellacci, il loro obiettivo è piuttosto salvare la campagna. Chi è che va tenuto a bada? Un tipo di animale piuttosto resistente ai moniti: il cittadino incivile.
    Comincia così un post di Francesca D'Abramo che vi invito a leggere per intero sull'abitudine che hanno i cittadini oritani di abbandonare le immondizie nelle campagne. Una bella idea che ha funzionato molto meglio di campagne di sensibilizzazione e appostamenti della polizia municipale. Per vedere a che punto è arrivato il degrado si può dare un'occhiata a questo  video realizzato da Franco Arpa, Una questione da porci.


    Il servizio di raccolta differenziata porta a porta messo in atto dal comune di Oria desta perplessità soprattutto nell'essere stata introdotta in blocco, da un giorno all'altro. In questi giorni sono stato nella provincia di Reggio Emilia, dove la raccolta differenziata si fa da anni e dove ancora oggi il conferimento è libero: se lo si desidera si fa la differenziata, altrimenti ci sono ancora i cassonetti dell'indifferenziata. Non capisco, poi, come non si sia potuto immaginare che molti avrebbero gettato tanti rifiuti nella campagne, come purtroppo è successo, anche se questo gesto non è né giustificato né da non perseguire. Complimenti a Giuseppe Vecchio per il suo primo spaventapasseri (sopra nella foto), a Tony Balestra per gli altri spaventapasseri, al circolo di Legambiente di Oria per aver sostenuto l'iniziativa.

    La città spettacolo

    Piccolo piazzale nei pressi della Piazza
    coperta di Oria.
    Iris è la città-spettacolo. E non per il torneo che ogni anno vede impegnati i suoi rioni e gli sbandieratori. Lo spettacolo è lontano dal fracasso dei tamburi percossi come se fossero le teste di acerrimi nemici. Lo spettacolo è nelle sue piazzette, negli spiazzi che dietro un angolo, in fondo a una via, all'incrocio tra due strade, su per le scale si aprono. E' qui che c'è sempre qualcosa di non previsto, soprattutto nelle notti d'inverno. Una folata di vento tra gli eucaliptus o che scuote le chiome dei pini racconta di raminghi pellegrini del medioevo. Uno spicchio di luna racconta sbarchi di saraceni sulle coste. Una notte buia racconta, invece, di naufraghi sull'adriatico. Tante stelle in cielo raccontano di soldati romani qui stabilitisi come contadini. Qualche coccio, appena scavi, racconta infine di come le loro figlie si prendevano cura di se stesse e sognavano l'amore. Non c'è rassembramento e non c'è gente a godersi questo spettacolo che non per questo non si dà. Questi spettacoli amano le siepi, gli orti, i muri non troppo alti, le ringhiere.  Odiano la luce potente dei lampioni, il volume alto della televisione, i fari e i clacson del serpentone di auto lungo tutta la circonvallazione del paese, molto spesso fermo per ore. Ogni volta un faro li illumina troppo o giunge lo smarmittare di una moto, gli attori fuggono, le scenografie, poche e povere, sono smontate, i palchi di fortuna riposti via. E ogni volta gli attori giurano  che non continueranno, che smetteranno. Alcuni di loro lo hanno già fatto. Gli altri continuano a cercare non un autore ma le storie che improvvisano.

    martedì 7 settembre 2010

    La città senza pietà

    Silohuette del castello di Oria vista dall'interno
    del cimitero.
    Certe villette, certe palme, certi orti, certi vuoti, ai confini con la campagna ti portano a Laghouat, in Algeria, dove una città è solo un punto in un vuoto continuo, immenso. Quel vuoto non lo trovi subito, ma comincia con alcuni piccoli vuoti di vegetazione, di case che trovi a Iris. E gli abitanti anziché meditare su quei vuoti frequentano estetisti e parrucchieri. Oppure aprono e chiudono di continuo negozi. Basta che uno apra un negozio di abbigliamento e nel giro di  qualche settimana aprono subito altri negozi di abbigliamento. Se si apre un bar, tempo pochi giorni e altri bar aprono nelle vicinanze e così per ogni negozio. Laghouat è nelle case basse, nelle folate di vento, nelle palme e negli eucaliptus, negli orti di aranci e limoni, nel velo delle signore anziane, negli uomini ubriachi ai bar e violenti a casa. E ancora nella maldicenza delle malelingue, nell'invidia degli sguardi, nei religiosi corrotti e privilegiati. Se vuoi un po' di pietà la trovi solo in un padre anziano che ogni pomeriggio all'imbrunire spinge la carrozzella del figlio storpio. Violenze e ubriachezze non cominciano subito, le trovi prima a Iris se da questa attraversi poi le strade del mare. Le trovi nel vicino che non sopporta i rumori della tua motosega mentre poti gli alberi e assieme al figlio ti uccide. Oppure ti trovi con il cranio fracassato sulla spiaggia perché hai difeso una ragazza dal suo molestatore. Oppure ti trovi  in qualche altro fatto di sangue perché il sangue chiama sangue, le locandine di delitti davanti alle edicole chiamano altri delitti, la cronaca nera nei telegiornali delle televisioni locali alimenta nuova cronaca nera. Oppure se hai quindici anni e sei ragazzina e sparisci sei una ragazza solo piena di malizia, scappata con chissà chi, magari uno straniero (perché è sempre loro la colpa). Iris non ha pietà per le sue figlie (anche se la sparizione di Sarah, a cui mi riferisco, è successa in un paese vicino, la sostanza  non cambia), prima le divora, poi incolpa i forestieri. Iris è ancora la città fumosa.

    domenica 5 settembre 2010

    I maghi del marketing di Oria

    Turisti sperduti la mattina del 5 settembre 2010
    mentre percorrono corso Umberto ad Oria.
    GUIDA TURISTICA: You're welcome in the name of the brand. What's your target? We can do all for your budget... (Sei il benvenuto nel nome del brand. Qual'è il tuo target? Noi possiamo fare tutto per il tuo budget).
    TURISTA: Cuncetti', ieni quani ca stai unu ca parla inglesi e no lu capescu. (Concettina, vieni qui che c'è uno che parla inglese e non lo capisco)
    GUIDA TURISTICA: Ah, ma allora siete del posto... sicuramente siete venuti grazie al moltiplicatore keynesiano e in questo caso benvenuti all'interno di questo panorama competitivo.
    TURISTA: Compa', ti sta' capìa cchiù sai prima quannu sta parlavi inglesi. Agghiu vinutu cu mugghierima e filima di Brindisi a Orria  cu passamu na sciurnata diversa... (Amico, ti capivo di più quando prima parlavi inglese. Sono venuto con mia moglie e i miei figli a Oria per passare una giornata diversa).
    GUIDA TURISTICA: Mi deve scusare, sa'. Ma qui ad Oria è in vigore un preciso protocollo di marketing turistico e ci dobbiamo adeguare ad una determinata terminologia.
    TURISTA: Veramenti, ringraziandu lu signori, no tinìmu nisciuna malatia terminali. (In realtà, ringraziando Dio, non abbiamo nessuna malattia terminale).


    Manca solo un simile benvenuto ai turisti che vengono ad Oria, stranieri o meno che siano. Ad Oria si stanno affermando i maghi del marketing: oramai ci stiamo brandizzando, grazie ad un poderoso progetto di sistema, che sarà la nostra palingenesi. Partiremo da una morfogenesi per arrivare ad una pianificazione strategica e al marketing mix. Se a voi non è venuta l'orticaria allora potete andare in un negozio di latticini e fare un po' di tasting. Ora non fate i maniaci sessuali: il tasting non significa mettere le mani sul culo della bella signora che avete adocchiato ma vuol dire che potete assaggiare le mozzarelle e gli altri prodotti. Wow, ad Oria è arrivata la globalizzazione!


    Particolare della villa Carissimo a
    San Cosimo alla Macchia (Br).
    Credit: _Blaster_
    Peccato però che quando arrivano i turisti tutta questa scienza dei markettari locali si trovi con le serrande chiuse e lasci deserta la città. Pensate che me lo stia inventando? Pensate che lo dica solo io? Vi invito a farvi un giro in paese in autunno per vedere i già pochi turisti che arrivano persi e soli per il centro storico. Possiamo anche leggere un testimonianza di uno di loro che riguarda San Cosimo, il santuario a cinque kilometri da Oria. Ma non è diverso da ciò che accade ad Oria. Eccola:
    when we arrived the church and the surrounding outdoor areas were fully and totally deserted. A shop sold crucifixes, holy water fountains, charms, rosaries, bibles, porcelain angles and other religious souvenirs, but there were no customers, the church was empty and neither cars nor busses filled the scorching parking lot which could easily accommodate all Auchan shoppers on a Friday night.
    "Quando siamo arrivati alla chiesa e alle aree circostanti all'aperto esse erano completamente e totalmente deserte. Un negozio vendeva crocifissi, fontanelle di acqua santa, amuleti, rosari, bibbie, angeli ("angles" per "angels" è forse un errore di battitura) di porcellana e altri articoli religiosi, ma non c'erano clienti, la chiesa era vuota e né auto né bus riempivano la rovente area di parcheggio che avrebbe potuto accogliere con facilità tutti i clienti dell'Auchan il venerdì sera". Questa testimonianza riguarda una visita allo zoo il 26 agosto scorso. Per fortuna chi ha scritto il post è poi stato soddisfatto dagli animali che vi ha trovato, ma anche qui ci sarebbe da indagare perché nei miei ricordi di qualche anno fa quello zoo era piuttosto malandato. Ma non è questo l'argomento ora.


    Perciò mi permetto di segnalare questi punti ai maghi del marketing di Oria:
    • basta fare sfoggio di termini tanto altisonanti, quanto spesso ormai vuoti;
    • se il marketing parte dai bisogni prima prestate orecchio ai bisogni delle persone;
    • la mattina del sabato e della domenica osservate i turisti che arrivano in paese e cercate di capirne esigenze e desideri, magari conversando con loro;
    • fate un monitoraggio online di quello che scrivono in blog e messaggi di stato nei social network come facebook e twitter.
    E se inondate il centro storico con il sugo buonissimo che le vostre mamme stanno preparando magari invitate a pranzo, o a cena, queste persone e magari anche lo scrivente. Così parliamo meglio di tutto questo ;-) 

    mercoledì 1 settembre 2010

    Oria, saranno famosi

    Credit: bsteve76
    Gemellaggi, terze porte, sparatorie in pubblico... e poi gli oritani dicono che in paese non succede mai niente. Il paese è in realtà vivace. Non manca lo spirito d'iniziativa. Proporrei di nominare Oria città di spettacolo, vista la vocazione esibizionista dei suoi abitanti, anche nel web stando a quello che scrive il presidio della salute di pensieri e parole. Amiamo far spettacolo noi oritani, quando persino nei nostri matrimoni non mancano le chiarine e i tamburi e le bandiere degli sbandieratori. Siamo persino città della moda e della bellezza, visti i concorsi di bellezza e le sfilate di moda che si tengono in paese. Siamo stati persino capaci di far lavorare il buon Philippe Leroy insieme al noto Tony Sperandeo ad una pellicola che ha avuto la sua grande distribuzione nei migliori cinema tra il piazzale del convento di San Pasquale e la villa comunale. Come non pensare poi che tra di noi ci raccontiamo che il nostro torneo dei rioni è l'evento più importante di tutto il salento? Altrimenti perché lo avremmo dedicato nientedimeno a sua maestà l'imperatore Federico II, al quale ogni cosa è dedicata e che siamo fortunati ad avere come ci ha ricordato Roberto Benigni pochi giorni fa a Brindisi. E i nostri progetti sono faraonici, mica badiamo al fatto che per realizzare la nuova chiesa di San Barsanofio abbiamo sbancato una collina. No. Noi andiamo avanti. Come abbiamo fatto per quel capolavoro dell'architettura dei monumenti che è la statua dell'Immacolata. Perciò l'invisibile Oria avanza la proposta di candidare Oria a città dello spettacolo e i suoi abitanti alla qualifica di star. Quindi sotto la terza porta che si vuole realizzare propongo di installare la nostra via dei famosi. Però perché lasciare solo le impronte, come a Los Angeles? Molto meglio che lasciamo noi stessi per intero, pietrificandoci nel cemento, a perenne memoria dell'Oria non fumosa ma famosa. Così possiamo ribattezzare il detto "A Oria fumosa ccitèra na carosa" (a Oria fumosa uccisero una ragazza, come narra una legenda) in "A Oria famosa, si mittèra in posa": a Oria famosa si misero in posa.

    martedì 31 agosto 2010

    Il presidio di salute della bocca e dei pensieri

    Schermata di un post apparso su carpediemoria.it del blogger Franco Russo.
    Si teme che nel giro di qualche anno il virus potrebbe infettare tutti gli internauti che non avranno, così, più alcuna possibilità di interagire con gli altri e resteranno chiusi in un totale isolamento, perché ognuno avrà il proprio sito.


    Il dott. Fedele e Franco (si spera almeno) Russo lancia un allarme: troppi siti web ad Oria e paventa un vero e proprio "desiderio emulativo". Quindi ci sarebbe qualcuno in alto che farebbe da modello e gli altri in basso tutti ad imitare. Mi chiedo chi sia questo modello. Sta a vedere che possa essere il suo blog carpediemoria?
    "Diffidare dalle imitazioni" sembra dire il sempre fedele (come i carabinieri) e franco (come il bollo). Perché da una parte avremmo il prodotto buono ed originale, dall'altra le contraffazioni. E si sa che il primo è buono e garantito, gli altri sono scadenti e non garantiti, sono un po' come la mozzarella blu. Lui dall'alto della sua professione di dentista di virus e malattie può dire la sua, puà pontificare, anche perché si trova nel suo gabinetto (nel senso di studio) e può dire quello che vuole, chi può contraddirlo? D'altronde si sa esiste una versione ufficiale di notizie ed informazioni, tutti gli altri possono darti solo notizie ed informazioni taroccate. Esiste l'unicum del pensiero a cui affidarsi, gli altri son sofisti tanto per usare un parolone latino e un rifermento dotto alla filosofia. Quindi miei cari concittadini state a sentire il dott. Russo, insigne ed illustro medico esercitante l'alta professione dell'arte della salute pubblica e dell'igiene dei pensieri. Occorre subito una disinfestazione degli altrui pensieri, una bella pulizia da opinioni e punti di vista, perché solo così questo illuminato, acceso, "picciatu" dentista possa metterci in bocca le sue protesi dentarie. Perché, ne sono sicuro, lui lo fa per la salute della nostra bocca, cu no ssìa scià dicimu cosi stuerti. Lo fa per dare una forma alla nostra bocca e non importa se alla fine avremo tutti la stessa bocca e parleremo tutti allo stesso modo, e penseremo quel che lui ci dà da pensare e vedremo quel che lui decide che sia legittimo vedere. Saremo tutti sani e belli... è un presidio di salute pubblica.

    sabato 28 agosto 2010

    Assessore De Stradis, lei è un PRL e un RPB.

    L'assessore Giuseppe De Stradis.
    Foto tratta da: Il Controvento.
    Chiedo scusa ai lettori di questo nuovo blog, che cominciano ad essere numerosi e che iniziano a tornare per ogni post, se sono costretto a tornare sul tormentone oritano di questa fine estate: la terza porta, che ormai sembra il titolo di un film dell'horror riuscito male. La splendida occasione ci viene data dall'apologia di questo arco di trionfo di plastica inviata dall'assessore Giuseppe De Stradis (qui a sinistra in foto) inviata a Il Controvento. Visto che su questo sito web non è possibile commentare ora vi sorbirete i miei  commenti assieme alle sua straordinarie, lungimiranti, veritiere considerazioni. Cominciamo dall'esordio del suo panegirico:
    Ho visto nascere questa grande idea, ed ero presente sia alla conferenza stampa del 23.08 u.s. ed anche nella manifestazione di presentazione alla cittadinanza del 24.08 nella sede vescovile ed in ambedue le riunioni ho potuto constatare che le persone presenti erano entusiaste della iniziativa.
    Dov'è la grande idea? Forse perché si prevede un arco di 16 metri? Perché non c'è altra traccia di grandezza a meno ché per grandezza non si voglia intendere che così concorreremo con gli archi di trionfo del passato, specie dei Romani. Peccato però che  non ci sia niente su cui trionfare, nemmeno uno straccio di guerra andato bene visto che sia in Iraq sia in Afghanistan le cose vanno molto male. Mi dispiace per i guerrafondai. "Le persone presenti erano entusiaste dell'iniziativa". Come fa De Stradis a saperlo? Anche io ero presente e la mia sensazione (e non solo mia) era che da una parte c'era una claque addestrata e pronta a battere le mani, dall'altra liberi cittadini a cui non è stato dato diritto di parola e che quando Pasquale Spina ha preso la parola si sono lasciati andare ad un'ovazione.

    La Regione Puglia con decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 956 del 05.08.2010 ha promosso tale iniziativa ed ha autorizzato il soggetto promotore ad apporre il logo della Regione.
    Ma davvero? Adesso ottenere un patrocinio con una telefonata e un fax vuol dire che la Regione appoggia anche la più strampalate delle idee come questa?
    Pertanto, coloro i quali in maniera molto superficiale si stanno scagliando contro tale progetto, devo suggerire di guardare non solo alla nostra storia, ma soprattutto a quello che accade in altre città storiche come ORIA, dove Amministratori saggi ed attenti riescono ad attirare l’attenzione di turisti e visitatori, per favorire il Turismo e quindi il benessere di tutta la collettività.
    Mannaggia a sti superficialoni! Non sono così profondi come il comitato RPB (Rompete Porta Brindisi, pardon Ri-Costruite...). Non sono capaci di usare i paroloni   riversati su un pubblico che si voleva ammaestrato e consenziente (ma che non lo è stato) la sera del 24 agosto. Mannaggia poi a quel solito RPB (rompiballe) di Franco Arpa che pretende che il comune disciplini il necessario (a questo punto) strumento referendario come chiesto dal blogger nel suo ultimo post. Molto meglio, assessore De Stradis, recarsi dai carabinieri ed avere l'ardire di chiedere loro di diffidare Franco Arpa dallo scrivere il suo nome nel blog vero? Non oso immaginare le risate dei carabinieri. Tuttavia vorrei suggerirle di continuare su questa strada e di denunciare il sito dei comuni italiani. E sa perché? Perché le attribuisce la seguente Categoria Professionale: PRL (Persone Ritirate dal Lavoro). Delle due l'una: o lei torna a lavorare o hanno torto questi. Io aggiungo, per includere anche lo scrivente nelle sue denunce, che lei è un perfetto RPB: Raffinato Politico Brindisino... mica tanto però...

    venerdì 27 agosto 2010

    In Puglia avete pure Federico II, parola di Benigni

    Nicoletta Braschi e Roberto Benigni al loro
    arrivo all'aeroporto di Brindisi.
    Foto de Il nuovo Quotidiano di Puglia.
    In Puglia avete Renzo Arbore, Lino Banfi... e avete pure Federico II. E' questa la breve dichiarazione rilasciata da Roberto Benigni a Telerama al suo arrivo ieri all'aeroporto di Brindisi, in vista della sua vacanza pugliese in compagnia della moglie Nicoletta Braschi. Ringrazio il Robertaccio per aver subito ricordato, appena sbarcato, la federicomania dei pugliesi che usano l'imperatore svevo come il prezzemolo: è dappertutto perché infatti te lo ritrovi nei panini dei pub pugliesi, sulle insegne di banche, istituti di vigilanza, nel nome di cooperative, negozi, associazioni culturali e nel nome della centrale della morte, la centrale a carbone di Cerano, chi più ne ha più ne metta. Fortuna che non è stato ad Oria il primo fine settimana di agosto quando c'è una delle manifestazioni che segna l'apoteosi della federicomania. Peccato che quell'imperatore non fosse affatto attaccato al Mezzogiorno, che non fosse così attaccato alla cultura, che non fosse un uomo di pace. Ne parleremo presto.

    Barsanofio, il forestiero esicasta

    Icona con i monaci eremiti
    Barsanufio e Giovanni.
    In questi giorni, dal 28 al 30 agosto, ad Oria ci sono i solenni festeggiamenti in onore di san Barsanofio. Per la verità in particolare
    si ricorda la solenne traslazione delle reliquie del Santo nella Cattedrale oritana, avvenuta nel 1170 sotto il vescovo Lupone, in seguito al sogno del chierico Marco in cui gli fu rivelato che le reliquie dell'Anacoreta erano custodite nel tempietto extramoenia (attuale cripta di San Barsanofio) edificato alla fine del IX secolo dal vescovo Teodosio e interrato nel secolo successivo dagli Agareni che saccheggiarono e distrussero Oria
    come ricorda Pier D. nel forum di Oria.Info. Questa della traslazione delle reliquie è una pratica molto diffusa nel Medioevo. Come non ricordare l'idea dei baresi di trafugare le spoglie di San Nicola da Mira? Una leggenda popolare oritana dice:
    quannu lu carru cu l'ossi di san barsanofiu rrìou sott'a l'arcu di la chiazza si firmou e non ci vulìa caminava chiui.
    Che vuol dire: quando il carro con le spoglie di san Barsanofio arrivò ad Oria sotto l'arco della piazza si fermò e non volle più proseguire. Ma perché proprio ad Oria mi sono sempre chiesto quando da bambino mi raccontavano questo fattarello  e finora non ho trovato risposta. Mi sono ignote le ragioni di questa scelta miracolosa, mentre è più evidente l'attaccamento degli oritani al santo che è patrono di Oria e amante dei forestieri. E anche qui c'è un fatto che non riesco proprio a spiegarmi: perché per la festività di San Cosimo e Damiano (e altri 3 fratelli medici) in paese arrivano tantissimi forestieri mentre per il protettore non viene nessuno anzi non restano neanche quelli che fino a uno-due giorni prima erano in vacanza da noi? Forse che i santi medici amano di più i forestieri? Qualcuno me lo può spiegare?

    Deve essere che forse Barsanufio, questo il suo vero nome poi tramutato in Barsanofio (che io non darei mai a un figlio o, peggio non chiamerei mai una figlia Barsanofia come è invece successo), non ha molta dimestichezza con le persone per il fatto che è vissuto fino a tarda età come un monaco eremita pregando e scrivendo tutto il tempo. E poi visse nel deserto di Gaza, l'attuale striscia di Gaza al centro delle controversie tra Israele e Palestina, come volete che abbia sviluppato dimestichezza con le persone? Perciò qualcuno mi deve spiegare questo smodato amore per i forestieri. A pensar male, quale diavoletto che sono, sono gli oritani che ruotano attorno a cattedrale e curia che amano i forestieri con le loro offerte. E qui come non pensare anche alla strepitosa coincidenza del parroco della cattedrale o "monsignore" (perché arciprete) che si chiama don Barsanofio Vecchio. Pazzesco, porta il nome del protettore e per cognome fa "Vecchio": Barsanufio è appunto ricordato anche come "il grande vecchio". Qui il cerchio si chiude e si chiude pure il mio scrivere attorno all'argomento altrimenti mi si sospetterà di malignare.

    Non andate a dire a questo parroco e agli oritani che Barsanufio era un esicasta (che non è una parolaccia). Vuol dire che non faceva vita comunitaria e che pregava quasi sempre per conto suo e quindi doveva partecipare giusto l'essenziale alle celebrazioni. E magari non amava la mondanità, e magari viveva pure in povertà. Non andatelo a dire al comitato delle feste patronali e non chiedete loro quanto spendono in luminarie, fuochi pirotecnici, bande musicali. Non provate nemmeno a dir loro che avremmo onorato meglio questo monaco magari parlando un po' della Palestina, dove è vissuto, e cercando di capire le ragioni dei forestieri che abitano dall'altra parte del mar mediterraneo, che non è solo quello dove ci facciamo il bagno sulle spiagge di Campomarino e San Pietro in Bevagna ma che è anche quello dove nel recente passato sono arrivati albanesi, turchi, somali, senegalesi e tanti altri che continuano ad arrivare.

    Le porte degli amici della lanterna

    E' l'argomento di questi giorni ad Oria e agli amici della lanterna (dal cui blog abbiamo selezionato tutte le immagini che trovate di seguito, tranne l'ultima) non poteva sfuggire: la terza porta o porta Lama o porta Brindisi o porta Appia o porta quel che ti pare, o porta del diavolo, o porta del paradiso, o porta Bob Marley, perché no? Adesso ogni oritano che si alza la mattina vorrà la sua porta davanti casa. Qualcuno vuole la porta Bob Marley nel posto dove si fuma: sotta alla stazioni. Peché negargliela?


    Nell'effluvio di parole di questi giorni, accade anche che si faccia qualche refuso o qualche errore di ortografia, così qualcuno ha confuso la porta del salento, con la porca del salento.


    Questo sì che sarebbe un bel varco, non credete? E che varcare...

    Per riuscire in questa straordinaria operazione ora tutto il centro storico di Oria dovrà essere brandizzato. Brandi che? Brandizzato, voce del verbo brandizzare. Parola del presidente del comitato (Ri)costrui Porta Brindisi nel suo discorso di presentazione del progetto: Gianfranco Non Durante, Ma Dopo. Quindi sù via tutti a brandizzarvi. Ecco la foto di uno dei cittadini di Oria che si è già brandizzato.


    Notate cosa dice: "Onnu tittu ca na m'a brandizzari e iu cuddu sta spittava cu mi va corcu sobbra alla branda di nonnima la bonanima" (Hanno detto che ci dobbiamo brandizzare e io vado a coricarmi sulla branda della buonanima di mia nonna). Per la verità in paese sta sorgendo un dibattito sul brandizzarsi perché alcuni intendono l'uso del brandy e perciò hanno preso d'assalto i bar, dove tracannano bicchieri su bicchieri di questo liquore  o, in assenza, di cognac.

    La terza porta e la fabbrica (di Nichi)

    Plastico dell'arco che si
    vorrebbe costruire ad Oria.
    Foto di Tonino Carbone.
    Ho ricevuto una dichiarazione da parte dei ragazzi della fabbrica di Nichi di Oria. E' piena di buon senso e di competenza e perciò vale la pena pubblicarla. Scrivono infatti:
    Siamo contrari, perché non pensiamo che una semplice porta possa incrementare il turismo, a maggior ragione del fatto che non ha nessuna valenza storica artistica; siamo contrari al materiale che verrà utilizzato. Usare il polistirene nel centro storico di Oria è ridicolo; il plastico presentato dal comitato non è stilisticamente uniforme alle altre due porte della città, l'impatto ambientale della piazza sarebbe deturpato con un' astronave in polistirene.
    Solo degli alieni potrebbero proporre una simile idea. Nessuna persona che ha occhi per guardare e mani per tocare le pietre e i materiali con cui sono fatti edifici in piedi da secoli proporrebbe una cosa del genere. Proseguendo i ragazzi affondano un efficace fendente. Leggete
    Chiediamo che non vengano utilizzati soldi pubblici per la costruzione e chiediamo all'amministrazione comunale di abbandonare quanto prima l'appoggio a questo scellerato progetto. Poniamo tre domande: con quali fondi si sono realizzati i manifesti pubblicitari che hanno invaso la città? Perchè la cifra di 130 mila euro non viene impiegata per rivalutare zone realmente interessanti dal punto di vista storico artistico e turistico quale Monte Papalucio, torre Palomba, torre Carnara, le mura messapiche in piazza Cattedrale? Se l'intento è (ri)costruire, perché si è permesso di distruggere qualche anno fà, una delle più importanti necropoli messapiche per far spazio ad un campo di calcio nei locali ecclesiastici di piazza De Jacobis?
     In parte sembrano riecheggiare la dichiarazione a caldo di Pasquale Spina che non capiva perché continuare a trascurare i favolosi frantoi ipogei che si propagano nel sottosuolo per metà centro storico in pratica. Ma poi ci sono dei princìpi morali da osservare in operazioni di questo tipo. La fabbrica di Oria ricorda in merito la Carta del restauro di Cravocia del 2000 che tra le altre cose dice:
    La ricostruzione di intere parti “in stile” deve essere evitata. La ricostruzione di parti limitate aventi un’importanza architettonica possono essere accettate a condizione che siano basate su una precisa ed indiscutibile documentazione... Se necessario per un corretto utilizzo dell’edificio, il completamento di parti più estese con rilevanza spaziale o funzionale dovrà essere realizzato con un linguaggio conforme all’architettura contemporanea. La ricostruzione di un intero edificio, distrutto per cause belliche o naturali, è ammissibile solo in presenza di eccezionali motivazioni di ordine sociale o culturale, attinenti l’identità di un’intera collettività.
    Una bella lezione da questi ragazzi, non c'è che dire, che avrebbe dovuto fare l'Archeoclub Italia di Oria ma questa associazione preferisce occuparsi della vespa. Ha ragione Franco Arpa a dire che sono latitanti su questo.

    Scarica l'intera dichiarazione della Fabbrica di Nichi di Oria.

    mercoledì 25 agosto 2010

    La porta della beffa

    La terza porta di Oria, che noi intendiamo ricostruire per far fronte a un torto del passato, è il più grande monumento di sempre, un progetto di sistema, nella città che ha la più importante manifestazione storica di tutt'Italia. Noi vogliamo essere la porta del Salento alla BIT di Milano, vogliamo realizzare le colonne d'ercole del futuro, ricostruire quel Titanic che quei cattivoni del 1865 hanno abbattuto in Oria, realizzare il nostro ponte sullo stretto di Messina.
    Mancavano solo i bersaglieri ieri sera alla presentazione dell'idea di ricostruire (o meglio costruire ex novo) la terza porta di Oria. Il tutto aveva un sapore di grandeur francese condita da una sfacciata farfalloneria e approssimazione. Con questo post di oggi voglio un po' fare il punto degli argomenti tirati fuori, per imbonire il pubblico, non solo per avversare questo ridicolo progetto, ma soprattutto per cominciare a pensare il rapporto con i nostri beni culturali, visto il vuoto spaventoso in merito.

    E lo facciamo analizzando i paroloni del discorso iniziale del presidente del comitato Ricostruiamo Porta Brindisi, il dott. Gianfranco Durante. Eccone l'elenco con alcune considerazioni.

    • Progetto di sistema: questo progetto farebbe sistema con il torneo e il castello. A parte che questa espressione è davvero abusata in ogni progetto, tanto da aver peso ogni valenza, ricordo che nell'ingegneria dei sistemi l'immagine che più ci può farla comprendere è un mosaico nel quale occorrono un certo numero di tessere e queste devono incastrarsi bene l'una con l'altra, ognuna al suo posto. Se io aggiungo un pezzo nuovo, che non c'entra dovrò forzare il sistema, perché appunto di questo si tratta: non si può parlare  di ricostruzione di una porta di cui non si hanno immagini (quella del Centonze a malapena si vede) ma di un nuovo arco commemorativo. Però non se ne sente la necessità, non nasce da un bisogno del territorio. E' un bel sistema per confondere le idee.
    • Accelleratore/moltiplicatore keynesiano: la terza porta rilancerebbe l'economia cittadina secondo il modello dell'accelleratore/moltiplicatore dell'economista J. M. Keynes. Quindi questo vuol dire che se la porta costerà davvero 130 mila euro come si dice, l'impresa che la costruirà darà 80-90 mila euro ai dipendenti, i quali ne spenderanno 60-70 per i loro bisogni. qundi abbiamo 130 + 90 + 70 = 290 mila euro. Non è chiaro però come questa esigua somma di denaro potrà davvero rilanciare l'economia cittadina e non è detto che la propensione al consumo di questi dipendenti faccia sì che si spendano i soldi nella direzione voluta: potrebbero spenderli in immobili fuori Oria o in viaggi o come meglio credono. Chi impedisce loro di spenderli in fuochi pirotecnici o in mignotte?
    • Il brand: noi dobbiamo "brandizzare" l'immagine di Oria. Ora per favore non correte tutti nei bar ad ubriacarvi di brandy o di cognac per dimenticare conferenze con questi paroloni che fanno scoppiare il mal di testa. Il brand è un insieme di nome, simbolo e disegno. Lo possiamo anche tradurre con l'italiano marca, anche se è qualcosa di più, che viene dal mondo del marketing americano. Brandizzare vuol dire accrescere il patrimonio della marca. Onnipotenza del marketing. Andateglielo a dire agli anziani del centro storico che si devono brandizzare. Io non ne ho il coraggio.
    • Il volano di sviluppo: la terza porta sarà il volano di sviluppo dell'economia cittadina. E qui siamo davvero alla fiera degli abusi lessicali buttati addosso alle persone così tanto per citare dei paroloni. Questa espressione non voleva dire niente, era senza senso già quando è nata. Basta considerare cos'è un volano in meccanica: è un organo meccanico che serve a ridurre gli eccessi di energia. Quindi è tutt'altro che un qualcosa che tira l'economia, come in modo errato s'intende per luogo comune. Vòlano i paroloni, capitàno tutte a te eh dott. Durante?
    • Palingenesi: questa espressione l'ha usata un altro relatore, l'insigne prof. Giuseppe D'amico, il quale ha asserito che siamo di fronte alla palingenesi di Oria. Ma da quando? Perché non me l'avete detto prima? E' una malattia brutta? Si può curare? Ah, è una morte e una rinascita? Ché siamo tutti morti come nel serial di Lost? Ora rinasciamo? Come nella resurrezione di Gesù Cristo? E bravo il cristianissimo D'Amico. La sua relazione, se ve la siete persa, è su Oria.Info.
    • Skyline: la terza porta migliorerà lo skyline della città. E qui si tratta di non aver capito che vuol dire il termine perché è la linea complessiva della città, il profilo che si staglia contro il cielo. Fare la porta in via Latiano o a ridosso di Corso Umberto non aggiunge niente al profilo che si vede al di fuori dell'abitato. A meno ché non volevano dire che se installiamo una parabolica sui 16 metri della porta possiamo ricevere meglio la linea dei canali sky ma non mi intendo di antenne e paraboliche, non saprei dire.
    • Beffa: questo termine lo ha utilizzato la signora Emma Stasi quando ha affermato che il monumento dell'Immacolata che sono riusciti a realizzare, anche grazie al suo impegno, ora è una memoria perenne della beffa contro coloro non lo volevano. Tra tanti paroloni non ci poteva essere termine più bello e felice. Ci dicano la verità: è uno scherzo estivo, una burla fatta a discapito di chi ha creduto che davvero si voglia costruire un simile "cuccumieddu" (bomboniera inutile).
    • Salotto della città: il sindaco, Cosimo Ferretti, nel suo intervento ha detto che i finanziamenti a cui il comune è riuscito ad attingere serviranno a valorizzare il salotto della città Piazza Cattedrale e gli altri salotti di Piazza Lama e di piazza Manfredi. Ma quanti c*#@§ di salotti ci sono ad Oria? E i bagni dove sono? E' la prima cosa che chiede ogni turista che arriva in paese.
    • Polistirene: l'ing. Danilo Arcidiacono ha detto che la porta la vogliono realizzare di pannelli di polistirene ricoperti di una miscela di acqua, cemento e sabbia. Come dire: plastica ricoperta di cemento e sabbia.
    • Onestà intellettuale: è quella che è mancata a tutti ieri sera e bene ha fatto a rimarcarlo  Pasquale Spina, l'unico che è riuscito ad intervenire tra i comuni cittadini, il quale ha dichiarato: «Sono un po’ sconvolto in realtà da quello che ho sentito ed anche demoralizzato per essere cittadino oritano. Avrei gradito una maggiore onestà intellettuale ed anche una migliore competenza lessicale». E' quel che abbiamo appunto cercato di evidenziare smontando i paroloni di ieri sera. Il video dell'intervento di Pasquale Spina lo trovate su youtube.
    E ora? Gli amici della lanterna ci avvisano che è stata già posata la prima pietra della porta.