martedì 31 agosto 2010

Il presidio di salute della bocca e dei pensieri

Schermata di un post apparso su carpediemoria.it del blogger Franco Russo.
Si teme che nel giro di qualche anno il virus potrebbe infettare tutti gli internauti che non avranno, così, più alcuna possibilità di interagire con gli altri e resteranno chiusi in un totale isolamento, perché ognuno avrà il proprio sito.


Il dott. Fedele e Franco (si spera almeno) Russo lancia un allarme: troppi siti web ad Oria e paventa un vero e proprio "desiderio emulativo". Quindi ci sarebbe qualcuno in alto che farebbe da modello e gli altri in basso tutti ad imitare. Mi chiedo chi sia questo modello. Sta a vedere che possa essere il suo blog carpediemoria?
"Diffidare dalle imitazioni" sembra dire il sempre fedele (come i carabinieri) e franco (come il bollo). Perché da una parte avremmo il prodotto buono ed originale, dall'altra le contraffazioni. E si sa che il primo è buono e garantito, gli altri sono scadenti e non garantiti, sono un po' come la mozzarella blu. Lui dall'alto della sua professione di dentista di virus e malattie può dire la sua, puà pontificare, anche perché si trova nel suo gabinetto (nel senso di studio) e può dire quello che vuole, chi può contraddirlo? D'altronde si sa esiste una versione ufficiale di notizie ed informazioni, tutti gli altri possono darti solo notizie ed informazioni taroccate. Esiste l'unicum del pensiero a cui affidarsi, gli altri son sofisti tanto per usare un parolone latino e un rifermento dotto alla filosofia. Quindi miei cari concittadini state a sentire il dott. Russo, insigne ed illustro medico esercitante l'alta professione dell'arte della salute pubblica e dell'igiene dei pensieri. Occorre subito una disinfestazione degli altrui pensieri, una bella pulizia da opinioni e punti di vista, perché solo così questo illuminato, acceso, "picciatu" dentista possa metterci in bocca le sue protesi dentarie. Perché, ne sono sicuro, lui lo fa per la salute della nostra bocca, cu no ssìa scià dicimu cosi stuerti. Lo fa per dare una forma alla nostra bocca e non importa se alla fine avremo tutti la stessa bocca e parleremo tutti allo stesso modo, e penseremo quel che lui ci dà da pensare e vedremo quel che lui decide che sia legittimo vedere. Saremo tutti sani e belli... è un presidio di salute pubblica.

sabato 28 agosto 2010

Assessore De Stradis, lei è un PRL e un RPB.

L'assessore Giuseppe De Stradis.
Foto tratta da: Il Controvento.
Chiedo scusa ai lettori di questo nuovo blog, che cominciano ad essere numerosi e che iniziano a tornare per ogni post, se sono costretto a tornare sul tormentone oritano di questa fine estate: la terza porta, che ormai sembra il titolo di un film dell'horror riuscito male. La splendida occasione ci viene data dall'apologia di questo arco di trionfo di plastica inviata dall'assessore Giuseppe De Stradis (qui a sinistra in foto) inviata a Il Controvento. Visto che su questo sito web non è possibile commentare ora vi sorbirete i miei  commenti assieme alle sua straordinarie, lungimiranti, veritiere considerazioni. Cominciamo dall'esordio del suo panegirico:
Ho visto nascere questa grande idea, ed ero presente sia alla conferenza stampa del 23.08 u.s. ed anche nella manifestazione di presentazione alla cittadinanza del 24.08 nella sede vescovile ed in ambedue le riunioni ho potuto constatare che le persone presenti erano entusiaste della iniziativa.
Dov'è la grande idea? Forse perché si prevede un arco di 16 metri? Perché non c'è altra traccia di grandezza a meno ché per grandezza non si voglia intendere che così concorreremo con gli archi di trionfo del passato, specie dei Romani. Peccato però che  non ci sia niente su cui trionfare, nemmeno uno straccio di guerra andato bene visto che sia in Iraq sia in Afghanistan le cose vanno molto male. Mi dispiace per i guerrafondai. "Le persone presenti erano entusiaste dell'iniziativa". Come fa De Stradis a saperlo? Anche io ero presente e la mia sensazione (e non solo mia) era che da una parte c'era una claque addestrata e pronta a battere le mani, dall'altra liberi cittadini a cui non è stato dato diritto di parola e che quando Pasquale Spina ha preso la parola si sono lasciati andare ad un'ovazione.

La Regione Puglia con decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 956 del 05.08.2010 ha promosso tale iniziativa ed ha autorizzato il soggetto promotore ad apporre il logo della Regione.
Ma davvero? Adesso ottenere un patrocinio con una telefonata e un fax vuol dire che la Regione appoggia anche la più strampalate delle idee come questa?
Pertanto, coloro i quali in maniera molto superficiale si stanno scagliando contro tale progetto, devo suggerire di guardare non solo alla nostra storia, ma soprattutto a quello che accade in altre città storiche come ORIA, dove Amministratori saggi ed attenti riescono ad attirare l’attenzione di turisti e visitatori, per favorire il Turismo e quindi il benessere di tutta la collettività.
Mannaggia a sti superficialoni! Non sono così profondi come il comitato RPB (Rompete Porta Brindisi, pardon Ri-Costruite...). Non sono capaci di usare i paroloni   riversati su un pubblico che si voleva ammaestrato e consenziente (ma che non lo è stato) la sera del 24 agosto. Mannaggia poi a quel solito RPB (rompiballe) di Franco Arpa che pretende che il comune disciplini il necessario (a questo punto) strumento referendario come chiesto dal blogger nel suo ultimo post. Molto meglio, assessore De Stradis, recarsi dai carabinieri ed avere l'ardire di chiedere loro di diffidare Franco Arpa dallo scrivere il suo nome nel blog vero? Non oso immaginare le risate dei carabinieri. Tuttavia vorrei suggerirle di continuare su questa strada e di denunciare il sito dei comuni italiani. E sa perché? Perché le attribuisce la seguente Categoria Professionale: PRL (Persone Ritirate dal Lavoro). Delle due l'una: o lei torna a lavorare o hanno torto questi. Io aggiungo, per includere anche lo scrivente nelle sue denunce, che lei è un perfetto RPB: Raffinato Politico Brindisino... mica tanto però...

venerdì 27 agosto 2010

In Puglia avete pure Federico II, parola di Benigni

Nicoletta Braschi e Roberto Benigni al loro
arrivo all'aeroporto di Brindisi.
Foto de Il nuovo Quotidiano di Puglia.
In Puglia avete Renzo Arbore, Lino Banfi... e avete pure Federico II. E' questa la breve dichiarazione rilasciata da Roberto Benigni a Telerama al suo arrivo ieri all'aeroporto di Brindisi, in vista della sua vacanza pugliese in compagnia della moglie Nicoletta Braschi. Ringrazio il Robertaccio per aver subito ricordato, appena sbarcato, la federicomania dei pugliesi che usano l'imperatore svevo come il prezzemolo: è dappertutto perché infatti te lo ritrovi nei panini dei pub pugliesi, sulle insegne di banche, istituti di vigilanza, nel nome di cooperative, negozi, associazioni culturali e nel nome della centrale della morte, la centrale a carbone di Cerano, chi più ne ha più ne metta. Fortuna che non è stato ad Oria il primo fine settimana di agosto quando c'è una delle manifestazioni che segna l'apoteosi della federicomania. Peccato che quell'imperatore non fosse affatto attaccato al Mezzogiorno, che non fosse così attaccato alla cultura, che non fosse un uomo di pace. Ne parleremo presto.

Barsanofio, il forestiero esicasta

Icona con i monaci eremiti
Barsanufio e Giovanni.
In questi giorni, dal 28 al 30 agosto, ad Oria ci sono i solenni festeggiamenti in onore di san Barsanofio. Per la verità in particolare
si ricorda la solenne traslazione delle reliquie del Santo nella Cattedrale oritana, avvenuta nel 1170 sotto il vescovo Lupone, in seguito al sogno del chierico Marco in cui gli fu rivelato che le reliquie dell'Anacoreta erano custodite nel tempietto extramoenia (attuale cripta di San Barsanofio) edificato alla fine del IX secolo dal vescovo Teodosio e interrato nel secolo successivo dagli Agareni che saccheggiarono e distrussero Oria
come ricorda Pier D. nel forum di Oria.Info. Questa della traslazione delle reliquie è una pratica molto diffusa nel Medioevo. Come non ricordare l'idea dei baresi di trafugare le spoglie di San Nicola da Mira? Una leggenda popolare oritana dice:
quannu lu carru cu l'ossi di san barsanofiu rrìou sott'a l'arcu di la chiazza si firmou e non ci vulìa caminava chiui.
Che vuol dire: quando il carro con le spoglie di san Barsanofio arrivò ad Oria sotto l'arco della piazza si fermò e non volle più proseguire. Ma perché proprio ad Oria mi sono sempre chiesto quando da bambino mi raccontavano questo fattarello  e finora non ho trovato risposta. Mi sono ignote le ragioni di questa scelta miracolosa, mentre è più evidente l'attaccamento degli oritani al santo che è patrono di Oria e amante dei forestieri. E anche qui c'è un fatto che non riesco proprio a spiegarmi: perché per la festività di San Cosimo e Damiano (e altri 3 fratelli medici) in paese arrivano tantissimi forestieri mentre per il protettore non viene nessuno anzi non restano neanche quelli che fino a uno-due giorni prima erano in vacanza da noi? Forse che i santi medici amano di più i forestieri? Qualcuno me lo può spiegare?

Deve essere che forse Barsanufio, questo il suo vero nome poi tramutato in Barsanofio (che io non darei mai a un figlio o, peggio non chiamerei mai una figlia Barsanofia come è invece successo), non ha molta dimestichezza con le persone per il fatto che è vissuto fino a tarda età come un monaco eremita pregando e scrivendo tutto il tempo. E poi visse nel deserto di Gaza, l'attuale striscia di Gaza al centro delle controversie tra Israele e Palestina, come volete che abbia sviluppato dimestichezza con le persone? Perciò qualcuno mi deve spiegare questo smodato amore per i forestieri. A pensar male, quale diavoletto che sono, sono gli oritani che ruotano attorno a cattedrale e curia che amano i forestieri con le loro offerte. E qui come non pensare anche alla strepitosa coincidenza del parroco della cattedrale o "monsignore" (perché arciprete) che si chiama don Barsanofio Vecchio. Pazzesco, porta il nome del protettore e per cognome fa "Vecchio": Barsanufio è appunto ricordato anche come "il grande vecchio". Qui il cerchio si chiude e si chiude pure il mio scrivere attorno all'argomento altrimenti mi si sospetterà di malignare.

Non andate a dire a questo parroco e agli oritani che Barsanufio era un esicasta (che non è una parolaccia). Vuol dire che non faceva vita comunitaria e che pregava quasi sempre per conto suo e quindi doveva partecipare giusto l'essenziale alle celebrazioni. E magari non amava la mondanità, e magari viveva pure in povertà. Non andatelo a dire al comitato delle feste patronali e non chiedete loro quanto spendono in luminarie, fuochi pirotecnici, bande musicali. Non provate nemmeno a dir loro che avremmo onorato meglio questo monaco magari parlando un po' della Palestina, dove è vissuto, e cercando di capire le ragioni dei forestieri che abitano dall'altra parte del mar mediterraneo, che non è solo quello dove ci facciamo il bagno sulle spiagge di Campomarino e San Pietro in Bevagna ma che è anche quello dove nel recente passato sono arrivati albanesi, turchi, somali, senegalesi e tanti altri che continuano ad arrivare.

Le porte degli amici della lanterna

E' l'argomento di questi giorni ad Oria e agli amici della lanterna (dal cui blog abbiamo selezionato tutte le immagini che trovate di seguito, tranne l'ultima) non poteva sfuggire: la terza porta o porta Lama o porta Brindisi o porta Appia o porta quel che ti pare, o porta del diavolo, o porta del paradiso, o porta Bob Marley, perché no? Adesso ogni oritano che si alza la mattina vorrà la sua porta davanti casa. Qualcuno vuole la porta Bob Marley nel posto dove si fuma: sotta alla stazioni. Peché negargliela?


Nell'effluvio di parole di questi giorni, accade anche che si faccia qualche refuso o qualche errore di ortografia, così qualcuno ha confuso la porta del salento, con la porca del salento.


Questo sì che sarebbe un bel varco, non credete? E che varcare...

Per riuscire in questa straordinaria operazione ora tutto il centro storico di Oria dovrà essere brandizzato. Brandi che? Brandizzato, voce del verbo brandizzare. Parola del presidente del comitato (Ri)costrui Porta Brindisi nel suo discorso di presentazione del progetto: Gianfranco Non Durante, Ma Dopo. Quindi sù via tutti a brandizzarvi. Ecco la foto di uno dei cittadini di Oria che si è già brandizzato.


Notate cosa dice: "Onnu tittu ca na m'a brandizzari e iu cuddu sta spittava cu mi va corcu sobbra alla branda di nonnima la bonanima" (Hanno detto che ci dobbiamo brandizzare e io vado a coricarmi sulla branda della buonanima di mia nonna). Per la verità in paese sta sorgendo un dibattito sul brandizzarsi perché alcuni intendono l'uso del brandy e perciò hanno preso d'assalto i bar, dove tracannano bicchieri su bicchieri di questo liquore  o, in assenza, di cognac.

La terza porta e la fabbrica (di Nichi)

Plastico dell'arco che si
vorrebbe costruire ad Oria.
Foto di Tonino Carbone.
Ho ricevuto una dichiarazione da parte dei ragazzi della fabbrica di Nichi di Oria. E' piena di buon senso e di competenza e perciò vale la pena pubblicarla. Scrivono infatti:
Siamo contrari, perché non pensiamo che una semplice porta possa incrementare il turismo, a maggior ragione del fatto che non ha nessuna valenza storica artistica; siamo contrari al materiale che verrà utilizzato. Usare il polistirene nel centro storico di Oria è ridicolo; il plastico presentato dal comitato non è stilisticamente uniforme alle altre due porte della città, l'impatto ambientale della piazza sarebbe deturpato con un' astronave in polistirene.
Solo degli alieni potrebbero proporre una simile idea. Nessuna persona che ha occhi per guardare e mani per tocare le pietre e i materiali con cui sono fatti edifici in piedi da secoli proporrebbe una cosa del genere. Proseguendo i ragazzi affondano un efficace fendente. Leggete
Chiediamo che non vengano utilizzati soldi pubblici per la costruzione e chiediamo all'amministrazione comunale di abbandonare quanto prima l'appoggio a questo scellerato progetto. Poniamo tre domande: con quali fondi si sono realizzati i manifesti pubblicitari che hanno invaso la città? Perchè la cifra di 130 mila euro non viene impiegata per rivalutare zone realmente interessanti dal punto di vista storico artistico e turistico quale Monte Papalucio, torre Palomba, torre Carnara, le mura messapiche in piazza Cattedrale? Se l'intento è (ri)costruire, perché si è permesso di distruggere qualche anno fà, una delle più importanti necropoli messapiche per far spazio ad un campo di calcio nei locali ecclesiastici di piazza De Jacobis?
 In parte sembrano riecheggiare la dichiarazione a caldo di Pasquale Spina che non capiva perché continuare a trascurare i favolosi frantoi ipogei che si propagano nel sottosuolo per metà centro storico in pratica. Ma poi ci sono dei princìpi morali da osservare in operazioni di questo tipo. La fabbrica di Oria ricorda in merito la Carta del restauro di Cravocia del 2000 che tra le altre cose dice:
La ricostruzione di intere parti “in stile” deve essere evitata. La ricostruzione di parti limitate aventi un’importanza architettonica possono essere accettate a condizione che siano basate su una precisa ed indiscutibile documentazione... Se necessario per un corretto utilizzo dell’edificio, il completamento di parti più estese con rilevanza spaziale o funzionale dovrà essere realizzato con un linguaggio conforme all’architettura contemporanea. La ricostruzione di un intero edificio, distrutto per cause belliche o naturali, è ammissibile solo in presenza di eccezionali motivazioni di ordine sociale o culturale, attinenti l’identità di un’intera collettività.
Una bella lezione da questi ragazzi, non c'è che dire, che avrebbe dovuto fare l'Archeoclub Italia di Oria ma questa associazione preferisce occuparsi della vespa. Ha ragione Franco Arpa a dire che sono latitanti su questo.

Scarica l'intera dichiarazione della Fabbrica di Nichi di Oria.

mercoledì 25 agosto 2010

La porta della beffa

La terza porta di Oria, che noi intendiamo ricostruire per far fronte a un torto del passato, è il più grande monumento di sempre, un progetto di sistema, nella città che ha la più importante manifestazione storica di tutt'Italia. Noi vogliamo essere la porta del Salento alla BIT di Milano, vogliamo realizzare le colonne d'ercole del futuro, ricostruire quel Titanic che quei cattivoni del 1865 hanno abbattuto in Oria, realizzare il nostro ponte sullo stretto di Messina.
Mancavano solo i bersaglieri ieri sera alla presentazione dell'idea di ricostruire (o meglio costruire ex novo) la terza porta di Oria. Il tutto aveva un sapore di grandeur francese condita da una sfacciata farfalloneria e approssimazione. Con questo post di oggi voglio un po' fare il punto degli argomenti tirati fuori, per imbonire il pubblico, non solo per avversare questo ridicolo progetto, ma soprattutto per cominciare a pensare il rapporto con i nostri beni culturali, visto il vuoto spaventoso in merito.

E lo facciamo analizzando i paroloni del discorso iniziale del presidente del comitato Ricostruiamo Porta Brindisi, il dott. Gianfranco Durante. Eccone l'elenco con alcune considerazioni.

  • Progetto di sistema: questo progetto farebbe sistema con il torneo e il castello. A parte che questa espressione è davvero abusata in ogni progetto, tanto da aver peso ogni valenza, ricordo che nell'ingegneria dei sistemi l'immagine che più ci può farla comprendere è un mosaico nel quale occorrono un certo numero di tessere e queste devono incastrarsi bene l'una con l'altra, ognuna al suo posto. Se io aggiungo un pezzo nuovo, che non c'entra dovrò forzare il sistema, perché appunto di questo si tratta: non si può parlare  di ricostruzione di una porta di cui non si hanno immagini (quella del Centonze a malapena si vede) ma di un nuovo arco commemorativo. Però non se ne sente la necessità, non nasce da un bisogno del territorio. E' un bel sistema per confondere le idee.
  • Accelleratore/moltiplicatore keynesiano: la terza porta rilancerebbe l'economia cittadina secondo il modello dell'accelleratore/moltiplicatore dell'economista J. M. Keynes. Quindi questo vuol dire che se la porta costerà davvero 130 mila euro come si dice, l'impresa che la costruirà darà 80-90 mila euro ai dipendenti, i quali ne spenderanno 60-70 per i loro bisogni. qundi abbiamo 130 + 90 + 70 = 290 mila euro. Non è chiaro però come questa esigua somma di denaro potrà davvero rilanciare l'economia cittadina e non è detto che la propensione al consumo di questi dipendenti faccia sì che si spendano i soldi nella direzione voluta: potrebbero spenderli in immobili fuori Oria o in viaggi o come meglio credono. Chi impedisce loro di spenderli in fuochi pirotecnici o in mignotte?
  • Il brand: noi dobbiamo "brandizzare" l'immagine di Oria. Ora per favore non correte tutti nei bar ad ubriacarvi di brandy o di cognac per dimenticare conferenze con questi paroloni che fanno scoppiare il mal di testa. Il brand è un insieme di nome, simbolo e disegno. Lo possiamo anche tradurre con l'italiano marca, anche se è qualcosa di più, che viene dal mondo del marketing americano. Brandizzare vuol dire accrescere il patrimonio della marca. Onnipotenza del marketing. Andateglielo a dire agli anziani del centro storico che si devono brandizzare. Io non ne ho il coraggio.
  • Il volano di sviluppo: la terza porta sarà il volano di sviluppo dell'economia cittadina. E qui siamo davvero alla fiera degli abusi lessicali buttati addosso alle persone così tanto per citare dei paroloni. Questa espressione non voleva dire niente, era senza senso già quando è nata. Basta considerare cos'è un volano in meccanica: è un organo meccanico che serve a ridurre gli eccessi di energia. Quindi è tutt'altro che un qualcosa che tira l'economia, come in modo errato s'intende per luogo comune. Vòlano i paroloni, capitàno tutte a te eh dott. Durante?
  • Palingenesi: questa espressione l'ha usata un altro relatore, l'insigne prof. Giuseppe D'amico, il quale ha asserito che siamo di fronte alla palingenesi di Oria. Ma da quando? Perché non me l'avete detto prima? E' una malattia brutta? Si può curare? Ah, è una morte e una rinascita? Ché siamo tutti morti come nel serial di Lost? Ora rinasciamo? Come nella resurrezione di Gesù Cristo? E bravo il cristianissimo D'Amico. La sua relazione, se ve la siete persa, è su Oria.Info.
  • Skyline: la terza porta migliorerà lo skyline della città. E qui si tratta di non aver capito che vuol dire il termine perché è la linea complessiva della città, il profilo che si staglia contro il cielo. Fare la porta in via Latiano o a ridosso di Corso Umberto non aggiunge niente al profilo che si vede al di fuori dell'abitato. A meno ché non volevano dire che se installiamo una parabolica sui 16 metri della porta possiamo ricevere meglio la linea dei canali sky ma non mi intendo di antenne e paraboliche, non saprei dire.
  • Beffa: questo termine lo ha utilizzato la signora Emma Stasi quando ha affermato che il monumento dell'Immacolata che sono riusciti a realizzare, anche grazie al suo impegno, ora è una memoria perenne della beffa contro coloro non lo volevano. Tra tanti paroloni non ci poteva essere termine più bello e felice. Ci dicano la verità: è uno scherzo estivo, una burla fatta a discapito di chi ha creduto che davvero si voglia costruire un simile "cuccumieddu" (bomboniera inutile).
  • Salotto della città: il sindaco, Cosimo Ferretti, nel suo intervento ha detto che i finanziamenti a cui il comune è riuscito ad attingere serviranno a valorizzare il salotto della città Piazza Cattedrale e gli altri salotti di Piazza Lama e di piazza Manfredi. Ma quanti c*#@§ di salotti ci sono ad Oria? E i bagni dove sono? E' la prima cosa che chiede ogni turista che arriva in paese.
  • Polistirene: l'ing. Danilo Arcidiacono ha detto che la porta la vogliono realizzare di pannelli di polistirene ricoperti di una miscela di acqua, cemento e sabbia. Come dire: plastica ricoperta di cemento e sabbia.
  • Onestà intellettuale: è quella che è mancata a tutti ieri sera e bene ha fatto a rimarcarlo  Pasquale Spina, l'unico che è riuscito ad intervenire tra i comuni cittadini, il quale ha dichiarato: «Sono un po’ sconvolto in realtà da quello che ho sentito ed anche demoralizzato per essere cittadino oritano. Avrei gradito una maggiore onestà intellettuale ed anche una migliore competenza lessicale». E' quel che abbiamo appunto cercato di evidenziare smontando i paroloni di ieri sera. Il video dell'intervento di Pasquale Spina lo trovate su youtube.
E ora? Gli amici della lanterna ci avvisano che è stata già posata la prima pietra della porta.

martedì 24 agosto 2010

I disfattisti della terza porta

Un bel largo spiazzo sulla sommità della porta,
potrebbe essere utile ai piccioni i cui escrementi
sono indesiderati su altri edifici.
La terza porta di Oria, con annesso largo spiazzo sulla sommità, risolverebbe il problema dei piccioni che a questo punto potrebbero esser liberi di rilasciare i loro escrementi indisturbati, visto che sul tetto delle altre abitazioni sono cacciati via a causa del cattivo odore che si viene a creare, specie d'estate. Forse gli unici a beneficiare di questa porta sono loro. Aspettiamo, tuttavia, per completezza d'informazione aspettiamo il master plan del comitato cittadino RPB (sigla che sta per Ricostruiamo Porta Brindisi) che verrà presentato stasera alle 21 nel palazzo del Vescovado. Intanto i pareri nella cittadina sembrano contrari, sebbene non ci sia un sondaggio e nemmeno una richiesta di pareri ufficiali. Insomma i cittadini non sono stati consultati e questo è già il primo serio importante neo del progetto. Ma vogliamo riportare qui alcuni recenti pareri che per scelta editoriale abbiamo reso anonimi.

Un ragazzo di Oria dichiara:
Come mai sono tutti contrari? mi chiedo Anche la Colonna in Piazza Lama della Madonna è stata ricostruita (orribile) se non sbaglio, anzi l'originale non penso fosse così. perchè tanto casino per un Arco.
Una signora residente fuori Oria afferma:
Io credo che anziché "chiudere" metaforicamente con una porta, Oria abbia bisogno di" aprire",in senso lato ,verso nuovi orizzonti culturali di condivisione e scambio: questa è la vera porta della civiltà e dello sviluppo di un sentimento di rispettosa democrazia. Una cittadina così ben poco ha voglia,invece,di valorizzare la propria identità, quasi a temerne una frode. Il problema del lavoro avrebbe molteplici soluzioni attingendo alle antiche abilità tradizionali da incentivare con adeguati progetti finanziari ed organizzativi, e poi...ancora..ancora... Ma si preferisce..l'azione di stordimento gratuito e sterile, fine a se stesso. 
Altri pareri, di cui uno favorevole, li potete trovare nel forum di Oria.info. Ma basta farsi un giro in paese per accorgersi qual'è l'opinione più diffusa. Disfattisti? Se volete potete dire la vostra anche nel nostro forum.

lunedì 23 agosto 2010

Federico l'oritano

Un nuovo kolossal cinematografico potrebbe presto essere girato in una città, come Oria, che di Grande Storia è piena con numerose vestigia e testimonianze. Ecco una parte dell'intervista all'attore protagonista ed organizzatore della pellicola, Giuseppe Vitale (G.V.), rilasciata agli amici della lanterna (A.D.L.).


A.D.L.:Prima del'intervista una domanda personale..le manca oria?
G.V.: Senza dubbio mi mancano molto le chiarine e i tamburi dei gruppi degli sbandieratori perché ho avuto rarissime occasioni di lasciarmi estasiarne l'udito, visto le scarne manifestazioni a cui questi gruppi partecipano in paese. Ed è un peccato, bisognerebbe lasciar loro molto più spazio perché sono il ritmo stesso della città, specie per i portatori di peacemaker al cuore che ne ricevono molti benefici. Poi mi manca moltissimo il ricco cartellone di spettacoli estivi in cui ci sono eventi di ogni genere. Sa, c'è una straordinaria tradizione teatrale nella cittadina che rivaleggia persino con il festival dei due mondi di Spoleto e lei capirà che ad un attore come me tutto ciò può mancare molto.
A.D.L.: Il film attinge a piene mani dalla rievocazione storica del paese che piu' di ogni altro e' stato testimone dello stupor mundi nella penisola italica...non le sembra di aver rubato l'identita' di un popolo?
G.V.: Mi fa piacere che anche lei è così informato dello stretto ed assiduo legame tra il puer apuliae e la "cittade d'orea", come il sovrano stessa apostrofava questa cittadina dove spesso ha tenuto interminabili battute di caccia assieme a nobili e notabili del paese. Questi ultimi ci hanno lasciato delle testimonianze a cui noi abbiamo attinto a piene mani. Quindi più che rubare l'identità gli sceneggiatori si sono lasciati ispirare da questi scritti. Perché Federico II non era abile solo nella caccia al falcone, pensi che ad un certo punto per cacciare dei cinghiali fece abbattere tutti gli alberi in contrada Laurito. Uno stratagemma geniale, visto che non riuscivano a stanarli. E di questo c'è rimasta una bella testimonianza visiva: se lei va in quella contrada ancora oggi può ammirare i tronchi degli alberi tagliati rasoterra. Quei boscaioli federiciani hanno fatto una vera opera d'arte.

Leggi l'intervista integrale.

Il perché della ricostruzione di porta Lama

Quadro con il golem di Praga.
L'invisibile Oria è in grado di svelare in anteprima assoluta il reale motivo per cui ad Oria sarà ricostruita la terza porta, la porta Lama o Brindisi, dopo che era stata abbattuta nel 1856. Infatti dell'antica cinta muraria che circondava il centro storico della città sono rimaste due porte: porta Manfredi o porta Lecce e porta degli Ebrei o porta Taranto. La terza porta fu invece abbattuta per motivi pratici o forse per motivi di speculazione edilizia, volendo liberare l'angolo dell'adiacente palazzo. Ora invece in città c'è chi vuole ricostruirla. Per rilanciare l'immagine del centro storico, forse, con l'appoggio di un'amministrazione comunale che già pensa alla prossima campagna elettorale. Questo potrebbe essere il motivo di facciata. Ma c'è un motivo più profondo, misterioso, esoterico.
Risale addirittura all'anno Mille attorno al quale Oria era sede di un'importante comunità ebraica in tutto il bacino del Mediterraneo. Ebbene in città risiedevano dei sapienti in grado di creare dei Golem: una sorta di gigante di argilla forte ed ubbidiente. Ebbene, è arrivato il momento di svelare che in tutto il nostro centro storico si aggira ancora uno di questi giganti che durante il giorno viene usato come servo per città e campagne. Però ci vede poco, è un po' cieco. Così di notte deve essere rinchiuso all'interno del centro storico. Non importa che le porte siano solo degli archi e che manchino i portoni: non ci vede bene e credendole chiuse non lascia la città. E poi di notte, si sa, qualche ladro se ne potrebbe impossessare. Meglio che resti sotto la custodia dei costruttori stessi della terza porta. Mentre scrivo si sta svolgendo la conferenza stampa al comune, ma la presentazione al pubblico del progetto sarà domani martedì 24 agosto all'interno del vescovado. L'invisibile Oria seguirà l'evento e ne parlerà nel blog. A presto.

sabato 21 agosto 2010

La paura fa il boa


Vigneta degli amici della lanterna di Oria.
E' venuto giù un sasso, anzi un macigno, anzi no: un quintale di montagna. Cosa? Una frana? Sì, l'intera montagna sta franando.... E' incredibile quello che l'esagerazione di  certe lingue può provocare: non c'è limite. Pensate che possa accadere solo in film come Destinazione Piovarolo, di cui possiamo qui vedere appunto la scena della "frana". No, può succedere anche che un serpentello diventi un boa, come è successo la sera di Ferragosto ad Oria, quando alcuni passanti hanno visto un serpente nei pressi di piazza Manfredi. Subito dopo sono giunti sul posto polizia, carabinieri, vigili del fuoco e un esperto in rettili. Nel frattempo il serpente ha pensato bene di nascondersi e ad oggi non è stato ritrovato. Ma la paura del rettile deve aver ingigantito la visione di queste persone che lo hanno scorto. Perché un altro esperto di rettili, viste le foto, ha affermato che non si tratta di un boa ma di un'innocua serpe, come quelle che spesso si scorgono nelle nostre campagne. La paura fa il boa, dunque, oltre che novanta. Magari con la collaborazione ad ingigantire le cose, tipica di chi non ha occhi per osservare.