venerdì 2 dicembre 2011

Il com munis di Oria e le sue domande

Un momento dell'incontro tra la giunta comunale e i cittadini di Oria.
Sì è svolto ieri sera, 1 dicembre 2011, alle ore 18 presso il cine-teatro Vittorio Gassman l'incontro «Oria, tra presente e futuro». Il sindaco di Oria, Cosimo Pomarico, e alcuni assessori comunali, hanno incontrato un gruppo di cittadini di Oria in un pubblico dibattito. Doverosa iniziativa della giunta comunale, che si allinea a quello che molte altre amministrazioni italiane stanno facendo, che però spesso è sconfinata nell'auto-celebrazione e nel populismo. L'incontro si è svolto infatti senza modalità e tempi certi, senza regole, insomma, ed è stata l'ennesima affermazione della monocultura federiciana, se non della federicomania.


Consiglierei agli amministratori oritani di dare un'occhiata all'etimologia del verbo comunicare che deriva dal latino "commune" che è un composto di "cum" insieme e "munis" che vuol dire ufficio, incarico, dovere, funzione. E' un verbo all'insegna della collegialità, della partecipazione. Proprio la collegialità, la partecipazione, l'amministrare insieme alla cittadinanza è ciò che può contraddistinguere questa amministrazione. Essa dichiara di voler andare verso questa direzione attraverso gli incontri come quelli di ieri sera. Ma par farlo occorre maggiore organizzazione attraverso delle regole semplici e di buon senso che ieri sera sono mancate.
Consapevole delle proprie responsabilità e forte del proprio ruolo, la comunicazione è un'espressione sociale, un mettere un valore al servizio di qualcuno o qualcosa fuori da sé: non basta pronunciare, scrivere o disegnare per comunicare; la comunicazione avviene quando arriva, quando l'espressione è compresa e diventa patrimonio comune per la costruzione di una discussione, di un sapere, di una cultura.


Questo passaggio invito a leggere nella parola del giorno. Se il sindaco e i suoi assessori prendono il 60-70% del tempo per le risposte e per enunciare ed auto-incensare il proprio operato non stiamo costruendo più un patrimonio comune ma un comizio, che tra l'altro è desueto e fuori luogo quando non c'è campagna elettorale. Ma quali sono queste regole attraverso le quali possiamo meglio organizzare questi incontri? Provo a delinearne dieci.

  1. l'incontro va preparato nei giorni precedenti individuando il tema specifico di cui si vuole discutere in modo da evitare discussioni generalistiche;
  2. va realizzato del materiale divulgativo attorno all'argomento così da avere degli interlocutori preparati in merito;
  3. bisogna prevedere modalità di prenotazione degli interventi dei cittadini tre-quattro giorni prima dell'evento così da non dover dare luogo a controversie durante l'evento;
  4. il modello da prendere in considerazione è il question time: ci deve essere la domanda del cittadino, la risposta dell'amministratore e la replica del cittadino, perché altrimenti ogni domanda diviene il pretesto dell'amministratore per vantarsi delle sue risposte;
  5. bisogna creare un calendario con mesi di anticipo questi incontri;
  6. i tempi devono essere contingentati ed arbitrati e la puntualità va rispettata;
  7. vanno create delle pagine web sul sito web del comune dedicate a questi incontri;
  8. mettere in diretta streaming sul web l'evento;
  9. pubblicare il giorno dopo una sintesi di tutti gli interventi;
  10. il luogo più appropriato a questi incontri è il consiglio comunale perché i cittadini vanno incoraggiati ad avvicinarsi alla macchina amministrativa. I teatri lasciamoli per favore agli attori.
In questo modo si dà la possibilità ad un'assemblea di essere davvero democratica, di dar valore a quel senso di cittadinanza, di appartenenza, di identità a proposito della quale, poi, questa amministrazione si sta rendendo responsabile della infelice scelta della monocultura federiciana. Intitolare il mattatoio comunale, infatti, a Federico II, come si sta per fare, vuol dire legare ancora di più il nostro brand ad una figura che è molto controversa dal punto di vista storico perché non è affatto il campione della cultura e della pace e il suo mito è figlio ed espressione di una cultura del potere nazista e fascista. Qui bisogna dirla tutta: ci esponiamo al ridicolo, una lettura del pregevole libro di Marco Brando, Lo strano caso di Federico II di Svevia può essere illuminante. Puntare la maggior parte delle nostre risorse culturali e turistiche su Federico II, come ha affermato di voler fare l'assessore Pino Malva, significa disconoscere altre peculiarità e personaggi storici che sono più consoni alla storia della cittadina. Il risveglio delle sue energie culturali passa per questa consapevolezza e deve essere altrettanto prioritario come obiettivo quanto quello di incrementare i flussi turistici. Perché come ebbe a scrivere Italo Calvino «Anche le città credono d'essere opera della mente o del caso, ma né l'una né l'altro bastano a tener su le loro mura. D'una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.»

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lunedì 10 ottobre 2011

Oria, città d'arte e di abusi edilizi

Credit: la Repubblica.
E' di pochi giorni fa la notizia che il consiglio comunale di Oria ha deliberato di richiedere il riconoscimento come città d'arte. Con il suo castello, le sua basilica cattedrale, le sue chiese, i suoi palazzi, i suoi musei e le sue aree archeologiche la cittadina merita ampiamente questo riconoscimento. Ma oltre all'arte vi si diffonde anche l'abuso edilizio nel cuore stesso del suo abitato: il castello svevo è stato infatti posto sotto sequestro dalla guardia di finanza per abusi edilizi realizzati dalla società proprietaria dell’immobile, la Borgo Ducale s.r.l.Guardando alcune immagini su La Repubblica potrete farvi un'idea di come appare oggi il maniero dopo i recenti lavori di restauro. Chi lo ha visitato negli ultimi tempi ha infatti espresso non poche perplessità su una serie di aspetti che paiono stridere con   l'antichità dell'edificio come ad esempio i lampioni nella piazza delle armi. Un altro abuso che si è consumato in questo luogo è stato un matrimonio senza che vi fossero le necessarie autorizzazioni secondo quanto riferisce un articolo de la Repubblica di Bari. I Romanin, che ne sono gli attuali proprietari, hanno più volto rassicurato che non ne avrebbero fatto oggetto solo di eventi più o meno privati, ma che in diverse occasioni la comunità ne avrebbe fruito pubblicamente. Ma a parte le visite guidate nulla di tutto questo si è finora verificato. Ora arrivano i sigilli della Guardia di finanza. Ancora una volta viene privato dei suoi veri abitanti

sabato 8 ottobre 2011

Mistero nel mistero ad Oria

Ed ancora si parlerà del “castello di  Oria”  tutti i misteri di questa dimora storica  in provincia di Brindisi  svelati da Jane Alexander sembra che strane presenze si aggirino per le stanze del castello come quella di Bianca Guisciardi ma non solo anche la leggenda di “Oria fumosa” nata tra il 1225 ed il 1233 secondo la quale alcuni giorni al tramonto una strana nebbia avvolgeva il paese tale leggenda narra del sacrificio di una pargoletta strappata alla madre in un rapimento per bagnare con il suo sangue le mura pericolanti del castello. 
Queste le anticipazioni della prossima puntata di Mistero del prossimo 9 ottobre 2011 che riguarderà anche Oria. La trasmissione di Italia uno riuscirà anche a svelarci il mistero di chi sarà l'assessore donna della giunta comunale azzerata dopo il ricorso al Tar? Staremo a vedere.

domenica 2 ottobre 2011

Lo spazio delle donne

Foto: _Blaster_
Le donne ad Oria ci sono e non sono solo le vecchiette che incontriamo nelle stradine del centro storico o alla messa quotidiana in cattedrale o nelle altre chiese. Che poi tutte quelle interpellate davvero avessero tali impegni da dover rifiutare l'invito del sindaco Cosimo Pomarico ad entrare in giunta è tutto da appurare. Fatto sta che il TAR ha azzerato la giunta comunale. Bene hanno fatto Serenella Molendini, Antonietta Perrucci, Vittoria Filomeno e Simona Di Bella, rappresentati e difesi dall'avvocato Carlo Caniglia, a presentare questo ricorso la cui ordinanza del 30 settembre scorso ha dato loro ragione.

Come è stato possibile un ritorno al passato di questo tipo? Come può aver preso piede tanto maschilismo? Come ha fatto la giunta comunale ad accettare una situazione di questo tipo con la complicità dei partiti? La volete vedere quanto era bella la giunta comunale che avevamo? Eccola in questa foto qui di seguito. 

Da Brindisi Report.
Sono meravigliosi, non c'è che dire. Hanno delle sorridenti splendide facce. Il bello è che questa gente ha la faccia tosta di dire: ci abbiamo provato, cosa volete da noi? Siamo stati costretti a fare una giunta comunale tutta al maschile. Bravi. Un applauso. 


D'altronde ad Oria le donne siamo abituate a vederle al corteo storico di Federico II, al premio Federico II, al concorso di miss Judea e in altre kermesse simili. Donne da palco, insomma, non donne da scrivania. 


Foto di  Torneo dei Rioni Oria.
Allora come si spiega che un gruppo di donne si sia opposta e abbia fatto ricorso al TAR? Non sarà mica che le segreterie dei partiti, a cui Pomarico si è rivolto, abbiano incontrato difficoltà perché alle donne non viene lasciato il giusto spazio?


Aggiornamento delle 20 e 40: "I partiti del centrosinistra di Oria hanno scritto una brutta pagina di etica collettiva e di politica, nel momento in cui hanno sottovalutato e calpestato la lotta di liberazione e di emancipazione delle donne e le grandi battaglie per i diritti civili, in cui i tanti movimenti sociali e segnatamente i partiti di sinistra in Italia e in Europa – sin dai tempi delle suffragette che si battevano per il diritto di voto – sono stati sempre all’avanguardia" scrive il consigliere provinciale Francesco Fistetti.

mercoledì 28 settembre 2011

Lavori urgenti all'Acquedotto ad Oria e altri comuni

Domani, 29 settembre 2011, potrebbe mancare l'acqua nei comuni di Latiano, Mesagne, Oria e Torre Santa Susanna tra le 7 e le 20 e a Francavilla Fontana tra le 13 e le  20. Acquedotto Pugliese sta effettuando interventi per il miglioramento del servizio in alcuni abitati della provincia di Brindisi. I lavori riguardano urgenti interventi di manutenzione sulla condotta principale del Pertusillo. Per maggiori informazioni leggere l'articolo di Agorà magazine.

domenica 3 aprile 2011

Protesta "del sonno" in corso da parte dei tunisini

Tunisini della tendopoli di Manduria che per protesta
si preparano a passare la notte fuori dal centro.
Gli immigrati tunisini si stanno preparando a passare la notte fuori dalla tendopoli in cui sono ospitati. Stanno prendendo le loro coperte e i loro materassini per passare la notte in un adiacente campo incolto. Preferiscono passare la notte sotto le stelle piuttosto che in tenda. "Guantanamo, Guantanamo" mi dice qualcuno di loro in modo sbrigativo ma non troppo lontano dalla realtà. Altri si fermano e mi spiegano che è in corso una protesta per la grande lentezza con cui vengono rilasciati quei permessi necessari a circolare fuori dal campo che possono abbandonare tra le 8 e le 20, secondo le norme. Senza quel permesso sono dei clandestini e la polizia potrebbe anche rimpatriarli. Tra Oria e Manduria questo non sta avvenendo ma si hanno notizie che in altri posti d'Italia ci sono stati dei rimpatri. Intanto si sta ripetendo la medesima scena dei tunisini che ogni giorno si recano alla stazione e tentano di partire per le destinazioni del nord Italia e della Francia. Tuttavia stasera alla stazione di Oria il clima era più disteso degli altri giorni, anche per una presenza molto minore dei poliziotti e per il gran lavoro dei volontari.


Aggiornamento delle 0.05. Nicola Lonoce, direttore del consorzio nuvola che gestisce i servizi al campo all'ADNKRONOS ha dichiarato nel pomeriggio che i tesserini per l'accesso ai servizi e per la circolazione fuori dal campo sono stati distribuiti a tutti. Mentre ben diversa è la situazione delle procedure di identificazione che procedono con lentezza.

La polvere della libertà

Esterno della tendopoli tra Oria e Manduria. Qualche
minuto dopo la fuoriuscita in massa dei tunisini dal campo.
Cronaca di un pomeriggio polveroso per le pedate di chi cerca la libertà e il lavoro, dopo essersi ribellato alla tirannia e alle contraddizioni nel governo italiano nel fronteggiare le migrazioni dal nord Africa.


Ci sono giornate in cui le vicende non ti appaiono chiare e ti senti immerso nella polvere che si alza da terra, ti acceca gli occhi e non ti fa distinguere bene le cose. Specie quando si alza quel vento che spirava ieri nel sud Italia e che non permetteva alle navi con gli immigrati di partire da Lampedusa. Ma la polvere ieri non è stata alzata solo dal vento o, meglio, è stata alzata da un vento diverso, il vento della democrazia e della libertà che spira dal nord Africa. 


E' accaduto che la polvere del tufo e della selce gettata davanti alla tendopoli dei tunisini, allestita in tutta fretta sulla provinciale tra Oria e Manduria a poche centinaia di metri dalla contrada Tripoli per ironia della sorte, sia stata sollevata dai tunisini che sono fuoriusciti dal campo tutti insieme. Prima di loro, attorno alle 18, quella stessa polvere veniva agitata dai Cobas, da Alternativa Comunista, da esponenti di SeL, sindacalisti, attivisti e tanti liberi cittadini. Questi, reduci dalla manifestazione per la pace tenutasi nel pomeriggio a Manduria, chiedevano al questore di Taranto, presente nel campo, di aprire i cancelli e permettere l'ingresso di una delegazione. Nel frattempo è arrivato anche il senatore Alberto Maritati che ha chiesto di entrare. Ma neanche a lui è stato permesso, violando le prerogative parlamentari. I dimostranti si sono messi allora a chiedere libertà per i tunisini.


Un'oretta prima questi attivisti avevano partecipato alla manifestazione per la pace tenutasi a Manduria a partire dalle 15 e 30. La manifestazione contemplava la partecipazione di tutta la sinistra ma si è trasformata a un certo punto in un litigio tra esponenti di SeL e di Alternativa Comunista. Mentre Vendola teneva sul palco il suo intervento Rizzi infatti si è avvicinato con il megafono contestandolo. E' questo un grande dispiacere perché il presidente della Regione ha sottolineato la necessità di smantellare la tendopoli, di ospitare i tunisini in altre strutture e di dar loro un permesso temporaneo. Posizioni queste che sono la più razionale, efficace e veloce pista di lavoro per uscire da un'emergenza creata ad arte da Maroni.


Finita la manifestazione ci si è trasferiti quasi tutti all'ex campo dell'aviazione dove in tanti chiedevano di poter entrare. Attorno alle 19 i tunisini sentendo le contestazioni all'esterno si sono portati tutti vicino all'ingresso, chiuso da un cancello. La tensione intanto tra forze dell'ordine in mezzo tra gli attivisti e i tunisini si alzava. Tra i convenuti però si dibattevano due scuole di pensiero: chi voleva favorire la loro fuga temendo il rimpatrio coatto dei tunisini se fossero rimasti al campo e chi preferiva farli restare nelle tende evitando che diventassero clandestini. Mentre si discuteva i tunisini all'interno urlavano: liberté, libertè, liberté... Dopo poco le stesse forze dell'ordine aprivano il cancello e si liberava così il corteo dei tunisini verso l'esterno in un tripudio di applausi, cori inneggianti alla libertà, flash di fotografi. Il corteo di tunisini e manifestanti insieme a questo punto inizia così a dirigersi verso Oria. Ma dopo poche centinaia di metri si ferma e i tunisini stessi iniziano a tornare indietro. La maggior parte di loro ci ripensa su consiglio di molti e preferisce il campo e i suoi disagi alla clandestinità, anche se diversi gruppi di tunisini si incamminano comunque verso Oria e altre destinazioni.


Nel frattempo c'è una grande consultazione tra tunisini e attivisti all'esterno del campo per dibattere sul da farsi. In quel momento ho la possibilità di avvicinare il direttore del campo, Nicola Lonoce, dal quale mi faccio dire quanti tunisini sono riusciti a fare la domanda per la richiesta d'asilo. 250 mi dice. Come mai così pochi chiedo, visto che il campo è attivo da ormai una settimana. Perché ci sono solo 4 persone nell'ufficio preposto mi risponde. Mentre i giornalisti tentano di intervistarlo mi accodo al gruppetto con Maritati e l'agente della Digos che lo scorta ed entro con loro nel campo, nascondendomi un po' alla vista degli agenti che comunque non fanno molto per cercare di notarmi. All'interno Maritati contesta in modo molto duro il questore di Taranto. Lo accusa  di aver abbandonato il campo. Questi gli ribatte che non poteva impedire la fuoriuscita dei tunisini, che era la cosa migliore da fare in quel momento. Ha ragione il questore: 500 poliziotti, secondo cifre ufficiali ma secondo me erano meno della metà, non potevano tener testa ai tunisini disperati e pronti a tutto. E alla fine visto il loro rientro è stata una saggia decisione.


Nel frattempo ne approfitto per fare un giro nel campo. Vedo tante tende e container, tra cui un presidio sanitario. I tunisini erano in fila per la distribuzione del cibo mentre gli operatori del Consorzio Nuvola provvedevano a scaricarlo da un furgone e a prelevarlo da un container. Rientrando verso Oria vedo numerosi gruppi di tunisini in marcia verso la città. Mi reco alla stazione ferroviaria e con mia sorpresa ne vedo pochi. Avranno ormai capito che le stazioni ferroviarie sono presidiate dalla polizia che nel campo e nelle sue vicinanze non impediscono la loro fuga. Però poi vanno a riprenderli per la città e per le stazioni. Infatti quando arriva l'espresso da Brindisi per Roma la polizia fa scendere i tunisini bloccati a Taranto e li riaccompagna con un autobus al campo. Ogni sera la stessa scena. Per fortuna nelle stazioni di Oria e Francavilla alcuni volontari, per lo più al di sotto dei trenta anni,  distribuiscono loro acqua, cibo, vestiti, scarpe, informazioni sui biglietti, sui treni e sui loro diritti che non hanno ancora ricevuto al campo nonostante l'ufficiale presenza di 8 o 15 mediatori linguistici, non sono riuscito a capirlo bene. Viene loro raccomandato di tornare al centro, soprattutto da ieri quando si è diffusa voce che le autorità stanno pensando di fornir loro un permesso temporaneo, sebbene serva un decreto legge d'emergenza per consentirlo. Ma loro al campo proprio non vogliono starci e solo molto a malincuore salgono sull'autobus. Qualcuno piange, altri urlano, ma poi si rassegnano. Ma non tutti, alcuni restano all'aperto sulle panchine del viale della stazione, dove passano la notte.


Ci sono però tre tunisini che sono stati fatti scendere dal treno quando invece avevano diritto di prenderlo. Sono tre dei fortunati 250 tunisini portati a Restinco che hanno ricevuto il permesso di circolare liberamente. Erano in viaggio verso Roma ma i poliziotti li hanno costretti a scendere per errore (forse). Non hanno diritto di stare al campo dove vanno gli altri. Che fare? Per fortuna si trova loro un posto presso la Caritas per passare la notte. Intanto l'autobus parte e i tunisini fanno ampi cenni di saluto verso i volontari, li applaudiscono e questi ultimi rispondono loro. La gratitudine accende i loro volti di un bellissimo sorriso ricambiato dai volontari. Sembra di essere nel racconto La giornata dello scrutatore di Italo Calvino dove solo l'umanità, l'amore dà un po' di luce in mezzo alla follia generale.

domenica 27 marzo 2011

Improvvisazioni e surrealismo nel campo di accoglienza tra Oria e Manduria

Interno del campo di accoglienza allestito
dai vigili del fuoco tra Oria (Br)
e Manduria (Ta).
La situazione è surreale, concordo con quel che mi ha detto Francesco Persiani giornalista di Telenorba incontrato stasera alle 20 nel campo di accoglienza (leggi stalla per il bestiame) per gli immigrati tunisini tra Oria e Manduria. Ho fatto da traduttore per la sua tv visto che non ne aveva e che sul posto mi risulta che non ci fossero persone che parlano in francese, stando a quanto mi hanno raccontato gli immigrati. Ma deve esser vero perché parlando con un agente in borghese del commissariato di polizia di Manduria mi ha detto che stanno cercando di mediare loro con queste persone. E questa è una delle pecche più grandi di questa grande improvvisazione in scena. Come è possibile che manchino dei mediatori culturali nel campo? Purtroppo, però, non è l'unica mancanza. Mancano le docce e il sapone per queste persone che mi risulta possano solo orinare e defecare. Mi risulta anche che nessuno ha provato a parlare con loro, a spiegar loro dove si trovano, quanto tempo ci resteranno, come devono fare per richiedere l'asilo politico, al quale magari molti di loro hanno diritto: non dimentichiamo che scappano dalla Tunisia dove è ancora in atto una rivolta anti-governativa. 

La situazione è davvero grave anche perché le popolazioni di Manduria e Oria, le forze dell'ordine e la protezione civile sono impreparati ad affrontarla. Quest'ultima poi si è resa responsabile di un atto molto grave: ha fatto un blitz presso la stazione ferroviaria di Oria dove alcuni immigrati cercavano di prendere un treno. Li ha aggrediti e sequestrati per portarli di nuovo nel campo: ne è nata una rissa di cui è stato testimone il giornalista Francesco Persiani. Io ho sentito il comandante dei vigili urbani di Oria che anche i vigili urbani si son messi a raccattare immigrati, pur non essendo titolati a farlo.

Bisogna rendersi conto che questi tunisini sono disperati e pronti a tutto, visto che hanno affrontato anche il pericolo della morte in mare pur di venire in Europa. Bisogna anche rendersi conto che la loro vera meta non è il sud dell'Italia ma altri posti come la Germania, ad esempio, che mi hanno più volte nominato. Uno di loro ha persino una sorella a Bologna che parla bene l'italiano e che ha voluto notizie da me su come raggiungere qui suo fratello.

Domani a Manduria c'è un consiglio comunale con il sottosegretario agli interni Mantovano. Me lo ha riferito il consigliere comunale dei verdi. Spero che prendano tempestive e sagge decisioni.


Aggiornamento delle 22 e 30: parlando con una persona in servizio al campo pare che ci fossro 3 mediatori su 450 immigrati. C'erano anche se mi sembrano troppo pochi. Pare che ci fossero anche le docce ma gli idraulici stasera erano ancora la lavoro. Tutto questo però conferma la fretta e l'improvvisazione. Inoltre anche ad Oria ci sarà un'assemblea presso la sala consiliare del comune alle 16.

martedì 4 gennaio 2011

Benvenuti a Olia

Il 2011 a Oria è iniziato in un modo un po' scivoloso, un po' olioso, unto diciamo, molto unto. A partire da quella tanica di olio riversata sull'auto del blogger Franco Arpa, noto in città per il suo impegno anche di libero reporter di fatti e vicissitudini cittadine. Qualcuno avrà pensato, forse, che occorresse un po' ungere il veicolo delle informazioni e delle opinioni che il suo impegno assicura. Solo che non ha capito che si trattava di una metafora e ha pensato che bisognava buttare dell'olio sulla sua ford mondeo. O, forse, voleva dare un segnale: vorremmo fluidificare il mezzo con cui ti esprimi e dai voce a tanti cittadini, il tuo blog. E il nostro ex ispettore di polizia in pensione potrebbe addirittura esser grato a loro per questo, perché ogni motore necessita di fluidificante. Il blog è infatti diventato nel tempo il motore di un certo stile di vita attento alla città e agli atti dell'amministrazione, che ci si augura sempre più cittadini abbiano. Però sono stati commessi alcuni errori da parte degli "untori":

  • non aver capito la metafora del veicolo;
  • non aver capito nemmeno la metafora dell'olio: sono le parole l'olio della civilità;
  • aver sprecato tanto olio: ne basta solo un po', non serve tutto quell'olio che è colato su pneumatici e asfalto.
Avrebbero potuto, in fondo, prendere esempio da quando si amministrano i sacramenti del battesimo e della cresima: ci si unge appena le dita per amministrarli. C'è invece esagerazione e spreco nel loro gesto, una rozzezza semiologica che li pone nei limiti della bravata e loro più che dei "bravi" non sono. Perché, alla fine, tutto quest'olio non fa che rendere ancora più scivolose le nostre stradine che salgono e scendono da un castello che da quando è stato restaurato è diventato inaccessibile, nonostante l'impegno degli attuali proprietari. Sembra quasi a guardare da sotto le sue mura, come ho fatto io ieri, ci si senta buttare addosso dei pentoloni d'olio bollente. I Romanin, nuovi proprietari, anche loro sono scivolati nell'olio delle pastoie burocratiche a seguito del commissariamento del comune. Forse non hanno unto abbastanza quegli uffici che dovevano dare loro i permessi necessari e allora bisognerebbe prendersela con quella chiazza d'olio in cui è scivolata l'ultima giunta comunale.

D'altronde è ancora periodo di raccolta delle olive nelle nostre campagne, è periodo in cui l'olio abbonda, anche perché troppo a buon mercato. In qualche modo si deve usare. Dai nostri frantoi l'olio ha preso a colare dappertutto, ha invaso le strade, le automobili, le case, i garage, perfino i sottoscala e i tetti. Anche dentro casa si scivola che è una bellezza, le donne con le gonne ci devono stare attente se non voglion mostrare le pudenda. Solo i bambini sono contenti e si ammazzano dalle risate. Qualche buontempone ha persino cambiato un carattere nel cartello all'ingresso del paese: Benvenuti a Olia (invece di Oria). Dove si scivola come su una grande lastra di ghiaccio, se non si usano i pattini. Le automobili ormai sono impazzite e sbattono in continuazione da un angolo all'altro, si ribaltano, si rimettono in piedi, sembrano schegge ormai impazzite e che non ferma più nessuno. E' un grattacapo per il commissario prefettizio che in tutta fretta ha chiesto consiglio ai consiglieri, agli organi preposti e al gran consiglio di stato che in coro ha risposto: condire tosto con aceto e sale a piacere e mescolare.