domenica 3 aprile 2011

La polvere della libertà

Esterno della tendopoli tra Oria e Manduria. Qualche
minuto dopo la fuoriuscita in massa dei tunisini dal campo.
Cronaca di un pomeriggio polveroso per le pedate di chi cerca la libertà e il lavoro, dopo essersi ribellato alla tirannia e alle contraddizioni nel governo italiano nel fronteggiare le migrazioni dal nord Africa.


Ci sono giornate in cui le vicende non ti appaiono chiare e ti senti immerso nella polvere che si alza da terra, ti acceca gli occhi e non ti fa distinguere bene le cose. Specie quando si alza quel vento che spirava ieri nel sud Italia e che non permetteva alle navi con gli immigrati di partire da Lampedusa. Ma la polvere ieri non è stata alzata solo dal vento o, meglio, è stata alzata da un vento diverso, il vento della democrazia e della libertà che spira dal nord Africa. 


E' accaduto che la polvere del tufo e della selce gettata davanti alla tendopoli dei tunisini, allestita in tutta fretta sulla provinciale tra Oria e Manduria a poche centinaia di metri dalla contrada Tripoli per ironia della sorte, sia stata sollevata dai tunisini che sono fuoriusciti dal campo tutti insieme. Prima di loro, attorno alle 18, quella stessa polvere veniva agitata dai Cobas, da Alternativa Comunista, da esponenti di SeL, sindacalisti, attivisti e tanti liberi cittadini. Questi, reduci dalla manifestazione per la pace tenutasi nel pomeriggio a Manduria, chiedevano al questore di Taranto, presente nel campo, di aprire i cancelli e permettere l'ingresso di una delegazione. Nel frattempo è arrivato anche il senatore Alberto Maritati che ha chiesto di entrare. Ma neanche a lui è stato permesso, violando le prerogative parlamentari. I dimostranti si sono messi allora a chiedere libertà per i tunisini.


Un'oretta prima questi attivisti avevano partecipato alla manifestazione per la pace tenutasi a Manduria a partire dalle 15 e 30. La manifestazione contemplava la partecipazione di tutta la sinistra ma si è trasformata a un certo punto in un litigio tra esponenti di SeL e di Alternativa Comunista. Mentre Vendola teneva sul palco il suo intervento Rizzi infatti si è avvicinato con il megafono contestandolo. E' questo un grande dispiacere perché il presidente della Regione ha sottolineato la necessità di smantellare la tendopoli, di ospitare i tunisini in altre strutture e di dar loro un permesso temporaneo. Posizioni queste che sono la più razionale, efficace e veloce pista di lavoro per uscire da un'emergenza creata ad arte da Maroni.


Finita la manifestazione ci si è trasferiti quasi tutti all'ex campo dell'aviazione dove in tanti chiedevano di poter entrare. Attorno alle 19 i tunisini sentendo le contestazioni all'esterno si sono portati tutti vicino all'ingresso, chiuso da un cancello. La tensione intanto tra forze dell'ordine in mezzo tra gli attivisti e i tunisini si alzava. Tra i convenuti però si dibattevano due scuole di pensiero: chi voleva favorire la loro fuga temendo il rimpatrio coatto dei tunisini se fossero rimasti al campo e chi preferiva farli restare nelle tende evitando che diventassero clandestini. Mentre si discuteva i tunisini all'interno urlavano: liberté, libertè, liberté... Dopo poco le stesse forze dell'ordine aprivano il cancello e si liberava così il corteo dei tunisini verso l'esterno in un tripudio di applausi, cori inneggianti alla libertà, flash di fotografi. Il corteo di tunisini e manifestanti insieme a questo punto inizia così a dirigersi verso Oria. Ma dopo poche centinaia di metri si ferma e i tunisini stessi iniziano a tornare indietro. La maggior parte di loro ci ripensa su consiglio di molti e preferisce il campo e i suoi disagi alla clandestinità, anche se diversi gruppi di tunisini si incamminano comunque verso Oria e altre destinazioni.


Nel frattempo c'è una grande consultazione tra tunisini e attivisti all'esterno del campo per dibattere sul da farsi. In quel momento ho la possibilità di avvicinare il direttore del campo, Nicola Lonoce, dal quale mi faccio dire quanti tunisini sono riusciti a fare la domanda per la richiesta d'asilo. 250 mi dice. Come mai così pochi chiedo, visto che il campo è attivo da ormai una settimana. Perché ci sono solo 4 persone nell'ufficio preposto mi risponde. Mentre i giornalisti tentano di intervistarlo mi accodo al gruppetto con Maritati e l'agente della Digos che lo scorta ed entro con loro nel campo, nascondendomi un po' alla vista degli agenti che comunque non fanno molto per cercare di notarmi. All'interno Maritati contesta in modo molto duro il questore di Taranto. Lo accusa  di aver abbandonato il campo. Questi gli ribatte che non poteva impedire la fuoriuscita dei tunisini, che era la cosa migliore da fare in quel momento. Ha ragione il questore: 500 poliziotti, secondo cifre ufficiali ma secondo me erano meno della metà, non potevano tener testa ai tunisini disperati e pronti a tutto. E alla fine visto il loro rientro è stata una saggia decisione.


Nel frattempo ne approfitto per fare un giro nel campo. Vedo tante tende e container, tra cui un presidio sanitario. I tunisini erano in fila per la distribuzione del cibo mentre gli operatori del Consorzio Nuvola provvedevano a scaricarlo da un furgone e a prelevarlo da un container. Rientrando verso Oria vedo numerosi gruppi di tunisini in marcia verso la città. Mi reco alla stazione ferroviaria e con mia sorpresa ne vedo pochi. Avranno ormai capito che le stazioni ferroviarie sono presidiate dalla polizia che nel campo e nelle sue vicinanze non impediscono la loro fuga. Però poi vanno a riprenderli per la città e per le stazioni. Infatti quando arriva l'espresso da Brindisi per Roma la polizia fa scendere i tunisini bloccati a Taranto e li riaccompagna con un autobus al campo. Ogni sera la stessa scena. Per fortuna nelle stazioni di Oria e Francavilla alcuni volontari, per lo più al di sotto dei trenta anni,  distribuiscono loro acqua, cibo, vestiti, scarpe, informazioni sui biglietti, sui treni e sui loro diritti che non hanno ancora ricevuto al campo nonostante l'ufficiale presenza di 8 o 15 mediatori linguistici, non sono riuscito a capirlo bene. Viene loro raccomandato di tornare al centro, soprattutto da ieri quando si è diffusa voce che le autorità stanno pensando di fornir loro un permesso temporaneo, sebbene serva un decreto legge d'emergenza per consentirlo. Ma loro al campo proprio non vogliono starci e solo molto a malincuore salgono sull'autobus. Qualcuno piange, altri urlano, ma poi si rassegnano. Ma non tutti, alcuni restano all'aperto sulle panchine del viale della stazione, dove passano la notte.


Ci sono però tre tunisini che sono stati fatti scendere dal treno quando invece avevano diritto di prenderlo. Sono tre dei fortunati 250 tunisini portati a Restinco che hanno ricevuto il permesso di circolare liberamente. Erano in viaggio verso Roma ma i poliziotti li hanno costretti a scendere per errore (forse). Non hanno diritto di stare al campo dove vanno gli altri. Che fare? Per fortuna si trova loro un posto presso la Caritas per passare la notte. Intanto l'autobus parte e i tunisini fanno ampi cenni di saluto verso i volontari, li applaudiscono e questi ultimi rispondono loro. La gratitudine accende i loro volti di un bellissimo sorriso ricambiato dai volontari. Sembra di essere nel racconto La giornata dello scrutatore di Italo Calvino dove solo l'umanità, l'amore dà un po' di luce in mezzo alla follia generale.

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