A.D.L.:Prima del'intervista una domanda personale..le manca oria?
G.V.: Senza dubbio mi mancano molto le chiarine e i tamburi dei gruppi degli sbandieratori perché ho avuto rarissime occasioni di lasciarmi estasiarne l'udito, visto le scarne manifestazioni a cui questi gruppi partecipano in paese. Ed è un peccato, bisognerebbe lasciar loro molto più spazio perché sono il ritmo stesso della città, specie per i portatori di peacemaker al cuore che ne ricevono molti benefici. Poi mi manca moltissimo il ricco cartellone di spettacoli estivi in cui ci sono eventi di ogni genere. Sa, c'è una straordinaria tradizione teatrale nella cittadina che rivaleggia persino con il festival dei due mondi di Spoleto e lei capirà che ad un attore come me tutto ciò può mancare molto.
A.D.L.: Il film attinge a piene mani dalla rievocazione storica del paese che piu' di ogni altro e' stato testimone dello stupor mundi nella penisola italica...non le sembra di aver rubato l'identita' di un popolo?
G.V.: Mi fa piacere che anche lei è così informato dello stretto ed assiduo legame tra il puer apuliae e la "cittade d'orea", come il sovrano stessa apostrofava questa cittadina dove spesso ha tenuto interminabili battute di caccia assieme a nobili e notabili del paese. Questi ultimi ci hanno lasciato delle testimonianze a cui noi abbiamo attinto a piene mani. Quindi più che rubare l'identità gli sceneggiatori si sono lasciati ispirare da questi scritti. Perché Federico II non era abile solo nella caccia al falcone, pensi che ad un certo punto per cacciare dei cinghiali fece abbattere tutti gli alberi in contrada Laurito. Uno stratagemma geniale, visto che non riuscivano a stanarli. E di questo c'è rimasta una bella testimonianza visiva: se lei va in quella contrada ancora oggi può ammirare i tronchi degli alberi tagliati rasoterra. Quei boscaioli federiciani hanno fatto una vera opera d'arte.
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