venerdì 27 agosto 2010

La terza porta e la fabbrica (di Nichi)

Plastico dell'arco che si
vorrebbe costruire ad Oria.
Foto di Tonino Carbone.
Ho ricevuto una dichiarazione da parte dei ragazzi della fabbrica di Nichi di Oria. E' piena di buon senso e di competenza e perciò vale la pena pubblicarla. Scrivono infatti:
Siamo contrari, perché non pensiamo che una semplice porta possa incrementare il turismo, a maggior ragione del fatto che non ha nessuna valenza storica artistica; siamo contrari al materiale che verrà utilizzato. Usare il polistirene nel centro storico di Oria è ridicolo; il plastico presentato dal comitato non è stilisticamente uniforme alle altre due porte della città, l'impatto ambientale della piazza sarebbe deturpato con un' astronave in polistirene.
Solo degli alieni potrebbero proporre una simile idea. Nessuna persona che ha occhi per guardare e mani per tocare le pietre e i materiali con cui sono fatti edifici in piedi da secoli proporrebbe una cosa del genere. Proseguendo i ragazzi affondano un efficace fendente. Leggete
Chiediamo che non vengano utilizzati soldi pubblici per la costruzione e chiediamo all'amministrazione comunale di abbandonare quanto prima l'appoggio a questo scellerato progetto. Poniamo tre domande: con quali fondi si sono realizzati i manifesti pubblicitari che hanno invaso la città? Perchè la cifra di 130 mila euro non viene impiegata per rivalutare zone realmente interessanti dal punto di vista storico artistico e turistico quale Monte Papalucio, torre Palomba, torre Carnara, le mura messapiche in piazza Cattedrale? Se l'intento è (ri)costruire, perché si è permesso di distruggere qualche anno fà, una delle più importanti necropoli messapiche per far spazio ad un campo di calcio nei locali ecclesiastici di piazza De Jacobis?
 In parte sembrano riecheggiare la dichiarazione a caldo di Pasquale Spina che non capiva perché continuare a trascurare i favolosi frantoi ipogei che si propagano nel sottosuolo per metà centro storico in pratica. Ma poi ci sono dei princìpi morali da osservare in operazioni di questo tipo. La fabbrica di Oria ricorda in merito la Carta del restauro di Cravocia del 2000 che tra le altre cose dice:
La ricostruzione di intere parti “in stile” deve essere evitata. La ricostruzione di parti limitate aventi un’importanza architettonica possono essere accettate a condizione che siano basate su una precisa ed indiscutibile documentazione... Se necessario per un corretto utilizzo dell’edificio, il completamento di parti più estese con rilevanza spaziale o funzionale dovrà essere realizzato con un linguaggio conforme all’architettura contemporanea. La ricostruzione di un intero edificio, distrutto per cause belliche o naturali, è ammissibile solo in presenza di eccezionali motivazioni di ordine sociale o culturale, attinenti l’identità di un’intera collettività.
Una bella lezione da questi ragazzi, non c'è che dire, che avrebbe dovuto fare l'Archeoclub Italia di Oria ma questa associazione preferisce occuparsi della vespa. Ha ragione Franco Arpa a dire che sono latitanti su questo.

Scarica l'intera dichiarazione della Fabbrica di Nichi di Oria.

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