mercoledì 8 settembre 2010

La città spettacolo

Piccolo piazzale nei pressi della Piazza
coperta di Oria.
Iris è la città-spettacolo. E non per il torneo che ogni anno vede impegnati i suoi rioni e gli sbandieratori. Lo spettacolo è lontano dal fracasso dei tamburi percossi come se fossero le teste di acerrimi nemici. Lo spettacolo è nelle sue piazzette, negli spiazzi che dietro un angolo, in fondo a una via, all'incrocio tra due strade, su per le scale si aprono. E' qui che c'è sempre qualcosa di non previsto, soprattutto nelle notti d'inverno. Una folata di vento tra gli eucaliptus o che scuote le chiome dei pini racconta di raminghi pellegrini del medioevo. Uno spicchio di luna racconta sbarchi di saraceni sulle coste. Una notte buia racconta, invece, di naufraghi sull'adriatico. Tante stelle in cielo raccontano di soldati romani qui stabilitisi come contadini. Qualche coccio, appena scavi, racconta infine di come le loro figlie si prendevano cura di se stesse e sognavano l'amore. Non c'è rassembramento e non c'è gente a godersi questo spettacolo che non per questo non si dà. Questi spettacoli amano le siepi, gli orti, i muri non troppo alti, le ringhiere.  Odiano la luce potente dei lampioni, il volume alto della televisione, i fari e i clacson del serpentone di auto lungo tutta la circonvallazione del paese, molto spesso fermo per ore. Ogni volta un faro li illumina troppo o giunge lo smarmittare di una moto, gli attori fuggono, le scenografie, poche e povere, sono smontate, i palchi di fortuna riposti via. E ogni volta gli attori giurano  che non continueranno, che smetteranno. Alcuni di loro lo hanno già fatto. Gli altri continuano a cercare non un autore ma le storie che improvvisano.

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